Riflessione sul Vangelo della XXIX domenica del Tempo Ordinario.

Il Vangelo di questa domenica contiene un messaggio fondamentale, che mantiene sempre intatta la sua validità.

In realtà, non si tratta di un messaggio cristiano tra i tanti: qui abbiamo il messaggio cristiano.

Viene proclamato che c’è un solo Assoluto: Dio. Riconoscendo questa verità e dando effettivamente a Dio quello che è di Dio, l’uomo abbatte tutti i falsi assoluti che lo alienano, schiavizzano e giunge all’autentica libertà. Scopre così la sua vera identità.

È importante la carica «rivoluzionaria» di questo messaggio in quanto colloca tutto nella sola prospettiva vera, quella della dipendenza da Dio. E dal rapporto giusto con Dio nasce e si alimenta il rapporto giusto con gli altri: tutto quello che siamo e che abbiamo viene da Dio, dal suo amore; e, nella logica dell’amore, tutto ci viene donato per la condivisione. I doni di Dio sono per il bene di tutti.

In questa visione unitaria, il rapporto con Dio e il rapporto con gli altri risultano tra loro correlati: impegno di ciascuno uomo è portarli alla piena integrazione, superando così la frammentarietà, la casualità, l’incongruenza nella propria vita, per realizzarla invece in totale coerenza con il disegno di Dio.

Tutto ciò si coglie nel Vangelo dove Gesù ribadisce e difende il primato di Dio ai suoi nemici che cercano di tendergli astutamente una trappola. Gli chiedono: «È lecito o no pagare il tributo all’imperatore (a Cesare)?». Gli fanno, come si vede, una domanda su un problema delicato, spinoso, sicuri che la risposta che Egli darà sarà comunque per Lui compromettente. Infatti, se Gesù risponde: «È lecito», si discredita agli occhi degli ebrei che sono contrari all’occupazione del loro territorio da parte dei Romani; se invece risponde: «Non è lecito», può essere denunciato come un sovversivo nei confronti dell’impero romano e fatto condannare.

La risposta di Gesù è spiazzante: Egli colloca la questione su un piano diverso, quello del rapporto giusto tra l’uomo e Dio, tra le realtà materiali e quelle spirituali.

Il rapporto non è di contrapposizione, di alternativa: o l’uno o l’altro; è invece, pur nella distinzione dei piani, un rapporto di possibile e doverosa integrazione.

A Gesù sta a cuore anzitutto la distinzione dei piani, al di là di ogni tentazione di appiattimento: bisogna dare a Dio ciò che gli è dovuto. È l’affermazione decisa che Dio è per tutti il punto di riferimento determinante: Dio è l’origine e il fine di tutto; è l’unico assoluto. Questa assolutezza però non annulla la consistenza esistenziale delle creature; piuttosto la esalta, donandole fondamento e senso.

Gesù è «uomo libero», insistente e coraggioso annunciatore della libertà, a cui ogni uomo è chiamato. Questa libertà è dono di Dio ed è, insieme, frutto dell’impegno dell’uomo. Questa libertà non è celebrazione del capriccio, dell’arbitrio e della prepotenza, ma è chiara e generosa capacità e volontà di servizio, per una convivenza nella gioia e nella pace.

Nella visione di Cristo l’uomo non appartiene a nessun altro uomo. È profondamente libero, essenzialmente libero. L’uomo non è prigioniero della etnia, della società o dello Stato. L’unica appartenenza, in lui, fa riferimento a Dio. A quel Dio che lo ha creato a sua immagine e somiglianza, che l’ha creato libero, impegnando appunto la sua onnipotenza nel crearlo libero. L’uomo non appartiene a nessun «Cesare» che domini sulla sua vita; egli appartiene solo a Dio che l’ha creato per amore, e lo conserva nell’amore: amore che non è mai costrizione ma libertà.

Dunque: si è liberi per servire; il servizio è amore; l’amore è libertà. È qui che si trova il cuore del messaggio di Gesù, che consiste propriamente nell’annuncio dell’avvento del Regno di Dio: Dio regna!

Dire «Dio regna» significa: Dio è con noi. La sua presenza è presenza di salvezza. È dono suo per tutti e insieme risposta dell’uomo, di ciascun uomo.

Dio, l’Assoluto, deve essere accolto nella pienezza della fede e dell’amore, «dando a Dio quello che è di Dio». In concreto ciò diventa collaborazione con Dio per la realizzazione del suo Regno, di cui è significativa espressione la comunità degli uomini che progressivamente si costruisce e vive nel segno della condivisione, della concordia e della pace.

In questo modo viene correttamente vista la dimensione sociale della fede cristiana: è l’impegno per il bene di tutti, in risposta alla volontà di Dio, che si identifica con il bene dell’uomo.

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