Riflessione sul vangelo della Domenica di Pasqua – “Vide che la pietra era stata ribaltata”

«Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro » (Gv 20,1). Su quella pietra ribaltata si fonda tutto il cristianesimo: «Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede » (1Cor 15,14). Ci rattrista il pensiero che ci sarà una pietra anche per noi, che chiuderà la nostra tomba. Ma il masso ribaltato del sepolcro di Gesù è promessa che anche il nostro sarà ribaltato. Da questa sicura fiducia il cristiano trae la propria serenità di fronte alla realtà della morte. Essa non è l’ultima parola; l’ultima parola è: risurrezione. Certo, chi segue Gesù deve imparare da Lui come si vince. La morte va sconfitta con una dura e faticosa battaglia nella quale siamo impegnati per tutto il corso della vita terrena. Anche la sequenza pasquale ci ricorda che «morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello; il Signore della vita era morto, ora, vivo, trionfa».

Ognuno di noi deve affrontare questo prodigioso duello quanto mai scomodo, a volte drammatico per le profonde lacerazioni e i duri segni che lascia nell’animo.  

Noi, con Cristo, facciamo parte di questo esercito della vita e dobbiamo affrontare le fatiche, le pene, i sacrifici che ci porteranno a meritare la vittoria. Sconfiggere le passioni più turbolente, accettare la volontà di Dio quando è opposta alla nostra. La tentazione di arrenderci sarà sempre a portata di mano… 

Ogni forma di peccato è una pietra che opprime, schiaccia, blocca. Su di essa sono scritti tanti nomi: violenza, egoismo, orgoglio, lussuria, disonestà, menzogna, invidia, ingiustizia. Non è difficile immaginare quanti uomini sono chiusi in queste prigioni. Vi si dimenano inutilmente perché da soli non possono uscirne.

La Pasqua ci annuncia che soltanto Cristo Signore ha la forza di liberarci dal sepolcro del peccato. Basta unirci a Lui, stare dalla sua parte, chiedere il suo aiuto tramite i suoi sacramenti. Quante pietre ribaltate dal sacramento della Riconciliazione ridonano agli uomini il vero respiro della libertà. 

Per rimuovere questo masso c’è una forza di Dio determinante ma c’è anche, sollecitata da Dio, una forza e un sudore dell’uomo. È la dimostrazione di una chiara volontà di abbandonare il male, rifiutarne le attrattive, i richiami… Senza questo impegno, che a volte ci porta a lottare anche contro noi stessi, la pietra non si smuove. 

Ma in fondo anche questa energia richiesta all’uomo è un dono di Dio. Essa parte dall’Eucaristia che, insieme con il Battesimo e la Riconciliazione, è un sacramento pasquale per sostenere l’uomo nella sua debolezza, per unirlo a Cristo in una misteriosa comunione di amore, per dargli il gusto e l’attrattiva del bene che gli consenta di stare alla larga da ogni sepolcro. 

Pasqua è la festa di questa libertà, di questo trionfo della vita, è il premio per la fatica di un cammino, per il superamento di una schiavitù (tutti ne abbiamo tante), per un impegno di fedeltà. 

È un giorno di gioia per quanti sono riusciti, con l’aiuto del Signore, a ribaltare la pietra che li chiudeva nelle tenebre. Su questa pietra ribaltata si incontrano e si abbracciano l’essere umano e Cristo, si danno la mano, profondamente uniti da una comune vittoria, dopo che tutti e due hanno accettato di portare una croce, di salire un calvario per dare un contributo, enormemente diverso ma sempre prezioso, alla liberazione del mondo dal maligno. II discepolo partecipa al trionfo del Maestro, che ha detto: «Dove sono io, saranno anche coloro che mi seguono » (Gv 17,24).

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