Riflessione sul Vangelo della XXI dom T. O. Anno C.
In questa domenica il brano del Vangelo, attraverso un insegnamento di Gesù, ci indica il cammino da seguire per conseguire la salvezza: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno». Questa salvezza è destinata a tutte le genti, ma ha delle caratteristiche precise, che la rendono patrimonio non di tutti.
La posta in gioco è alta e Gesù non ammette titubanze, rimandi, fiacchezza. Il tempo a disposizione non è infinito e le occasioni non vanno sprecate. Prima di tutto occorre accantonare pretese meritocratiche e inveterati privilegi. Tutto viene spazzato via e reso tragicamente inutile se non sorretto da una vita coerente. Gesù parla di «sforzarsi» intendendo la fatica per accedere al regno. L’invito al banchetto c’è, però occorre fare uno sforzo per aderirvi nel miglior modo possibile. L’esclusione di qualcuno indica la reale possibilità di un fallimento. Ma il messaggio evangelico, pur nella sua durezza, è un salutare monito perché nessuno si trovi nella tragica situazione di essere escluso. Entrare è necessario, è doveroso, è indilazionabile.
Se poi soffriamo di indolenza o battiamo la fiacca, non dimentichiamo la salutare funzione pedagogica della correzione divina.
La porta è aperta a tutti, senza preclusione iniziale, perché arrivano persone – come sottolinea Gesù – dal nord, dal sud, dall’est e dall’ovest. Il fatto che entrino al banchetto conferma che hanno soddisfatto le esigenze richieste. Il come, non registrato dalla viva Parola di Gesù, appartiene al mistero di Dio. Lui solo legge il cuore dell’uomo e misura la sua disponibilità a reagire alle sollecitazioni divine.
Anzitutto, la salvezza è aperta a tutti, in oriente, occidente, nord e sud del mondo.
Per il Signore non esiste infatti né giudeo né greco!
Per tutti però c’è una verità ineludibile: la porta che conduce alla salvezza è stretta, nel senso che richiede molto impegno personale di fede e di opere.
E richiede soprattutto l’accettazione del Cristo che è l’unica Via e l’unica Porta di accesso al Padre. Gesù è una Via strettissima per chi si attendeva un Messia glorioso e si trovò di fronte a un Messia sofferente.
Era strettissima per chi pensava di avere un guadagno anche terreno seguendo il Cristo glorioso, come pensarono fino all’ultimo gli stessi Apostoli. Giacomo e Giovanni, infatti, chiesero di sedersi uno alla sua sinistra e un altro alla sua destra nel nuovo Regno. Pietro, messo a capo dei dodici, Gesù lo chiamò «satana» quando tentò di distoglierlo dalla croce.
È strettissima per chi non ha orecchi da intendere su molte cose della sua dottrina: sul celibato, sul divorzio, sulla necessità di assumersi la croce ogni giorno, ecc.
Gesù è invece una “Porta” spalancata e una “Via” larghissima per chi si affida alla sua misericordia.
Chi pecca non per scelta ma per debolezza, può persino crocifiggerlo ed essere perdonato, peccare settanta volte sette ed essere perdonato!
Ma quanti sono coloro che imboccano questa strada che porta al cielo?
Incuriosisce l’affermazione di Gesù, secondo cui si può cercare la salvezza, e tuttavia sentirsi respinti da Dio con l’espressione: «Non vi conosco».
Una spiegazione c’è.
Tra i peccati che gridano vendetta contro Dio, c’è la presunzione di salvarsi senza merito.
Quante persone praticano anche i sacramenti, ma indegnamente, compiendo innumerevoli sacrilegi?
Alcuni hanno ricevuto da Dio persino dei carismi, come il dono della profezia o delle guarigioni, e poi sono passati alla magia!
Tutti costoro avranno la presunzione di gridare al Signore: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze».
Gesù altrove nel Vangelo avvertì: «Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio».
Con ciò Gesù dirci che la fede o il desiderio di salvarsi non basta, ma si richiedono le opere, come afferma san Giacomo: «La fede senza le opere è morta».
Gesù ci assicura che sono «molti» coloro che sperano di salvarsi con la sola fede.
Pensiamo a quanti praticano il principio della «sola fides».
Pensiamo ai numerosi «cattolici non praticanti», e ai cattolici praticanti, ma senza effettivo impegno!…
Non basta essere iscritti nel registro dei battezzati per salvarsi, così come ieri non bastava essere ebreo per salvarsi.
Avverrà che «i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno primi». Ma è da sottolineare che alla fine le previsioni divine sono più ottimistiche delle nostre. Alcuni sono entrati al banchetto altri non hanno potuto o voluto. Speriamo che il richiamo serva a tutti affinché si prenda sempre più sul serio il tema della salvezza, facendone oggetto di continua riflessione, di fiduciosa preghiera, di coraggiosa revisione di vita.