Riflessione sul Vangelo della Festa della Santa Famiglia di Nazaret
La domenica che segue da vicino la solennità del santo Natale viene dedica alla Sacra Famiglia. Nei giorni scorsi, in particolare ieri, l’attenzione di tutti è stata posta sul mistero del Figlio di Dio, fattosi bambino per la Salvezza di tutti gli uomini. Invece, con questa celebrazione siamo invitati a meditare su quella culla di amore e di accoglienza che si chiama “famiglia”. La Famiglia di Nazaret è famiglia unica e particolare, definita “santa” perché formata da un uomo evangelicamente «giusto» di nome Giuseppe, una donna di fede e «piena di grazia», di nome Maria, una persona straordinaria di nome Gesù: l’Uomo-Dio. È Dio stesso che ci presenta la Santa Famiglia di Nazaret come modello da riprodurre nella vita umana, perché ogni famiglia, specie quella cristiana, s’impegni a realizzare in sé stessa quell’armonia, quell’onestà, quella pace, quell’amore, che furono prerogative mirabili della Famiglia di Nazaret. Se il Figlio di Dio è potuto venire sulla terra per salvare ogni essere umano, trasformandolo profondamente dall’interno, per renderlo simile a sé, gli è stato possibile perché ha vissuto la maggior parte della sua esistenza terrena in seno a una vera famiglia!
Dalla storia della Famiglia nazaretana conosciamo solo alcuni avvenimenti; tuttavia, ognuno di essi è pieno di eloquenza. Maria e Giuseppe intessono di parola celeste pensieri, sentimenti, carne e sangue. La legge del Signore da loro è osservata pienissimamente e con somma fedeltà. Maria, rimasta sempre vergine, consacrava quotidianamente la propria vita alla sublime missione della maternità, e anche per questo tutte le genti la chiamano oggi beata. Giuseppe, designato a proteggere il mistero della figliolanza divina di Gesù e della materna verginità di Maria, svolgeva il suo ruolo, consapevolmente, in silenzio e in obbedienza alla divina volontà. Il Vangelo dice che Gesù cresceva e si irrobustiva nello Spirito del Signore e Dio Padre che da sempre abita in Lui con la Sua grazia lo preparava alla missione di salvezza del genere umano.
Nel Vangelo della festa della Sacra Famiglia viene riportato un episodio della vita di Gesù dodicenne quando venne smarrito e poi ritrovato a Gerusalemme da Giuseppe e Maria. Non fu propriamente uno smarrimento, ma una volontaria scelta del Figlio di Dio. I suoi genitori sapevano che Gesù doveva occuparsi delle cose del Padre celeste, e sapevano che – benché dodicenne – non poteva smarrirsi: Egli era la Sapienza del Padre! L’angoscia di non averlo più accanto a loro è motivata da quei ricordi di strage e di fuga in terra straniera. Dopo tre giorni di ricerca affannosa tra amici e parenti, Maria e Giuseppe ritrovano Gesù a discute con i Dottori nel tempio!
È Maria che prende la parola al posto di Giuseppe, dicendo anzitutto: “Figlio, perché ci hai fatto questo?”. Non è rimprovero! Maria comprende subito che Gesù non si è smarrito, ma ha operato una scelta, di cui chiede il perché. Più che un rimprovero, è una richiesta di aiuto al “figlio cresciuto”: “Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”, sono le parole di Maria a Gesù. Il “padre” era Giuseppe. Così Maria gli aveva detto fino allora, come si dice ad ogni bambino adottato. Ma Gesù, a 12 anni, sa che Giuseppe è solo il “padre putativo”. Ma soprattutto sa che i genitori sanno che Dio è il suo vero Padre e che deve obbedirgli; altrimenti li avrebbe avvertiti prima di lasciarli!
All’età di trent’anni, Gesù dovrà lasciare anche la casa, per rispondere al Padre: “Ecco, io sono venuto per fare la tua volontà”, e a questo deve prepararsi e anche Sua Madre che, per quei giorni, non avrà nemmeno Giuseppe accanto!
Questo vangelo ci dice anche che se la famiglia è di per se stessa sacra – perché sacra è la vita umana che viene in essa generata, si sviluppa e perfeziona in maniera degna dell’uomo – sarà santa solo se si metterà nella volontà del Padre, così come Gesù dodicenne testimonia a sua Madre, a Giuseppe e a tutti noi. Oggi, purtroppo, la famiglia è sottoposta a ogni sorta di insidie da parte di chi cerca slegarla dal suo Autore e di lacerarne il tessuto, minandone la naturale e soprannaturale unità, disgregando i valori morali, su cui si fonda, con tutti i mezzi che l’odierno permissivismo della società mette a disposizione, specie con i mass–media. Occorre recuperare la famiglia cristiana e riportarla alla sua vera origine che è Dio! Solo se Dio ritorna ad occupare il primo posto nella famiglia cristiana e la sua Parola diventa la roccia della stabilità di ogni casa, allora si potrà costruire una società nuova e migliore, per ridare speranza nell’avvenire a un mondo su cui gravano tante minacce. La società di domani, difatti, sarà quella che è oggi la famiglia.
Che Gesù, Maria e Giuseppe ottengano da Dio come dono che ogni famiglia si lasci fare dimora santa e fedele della beata Trinità. Che la loro fedeltà al Signore sia l’esempio ed il modello di ogni casa cristiana.