Riflessione sul Vangelo della Pentecoste
A cinquanta giorni dalla Pasqua di Gesù, la Chiesa celebra la Pentecoste! È la stessa Pentecoste di Gerusalemme. È lo stesso Spirito che, dono di Gesù asceso alla destra del Padre, scende, anima, guida, santifica unifica e universalizza la Chiesa.
Quel giorno si è compiuta la grande promessa del Maestro: lo Spirito di verità che procede dal Padre ha reso testimonianza a Cristo risuscitato. L’ha fatto in modo tale che gli stessi apostoli sono diventati testimoni del Redentore risuscitato. Nell’ora dell’addio, Gesù l’aveva annunciato, con le parole: “E anche voi mi renderete testimonianza, perché siete con me fin dal principio” (Gv 15,27).
“Nessuno può dire: “Gesù è il Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1Cor 12,3). Nessuno senza di Lui può dire né accettare questa parola di salvezza. L’uno e l’altro effetto viene operato dallo Spirito di verità.
Come Gesù ha predetto e promesso, lo Spirito Santo è stato nella Chiesa delle origini e continua ad essere nella Chiesa di ogni tempo il Datore di tutti i doni divini: sia di quelli destinati direttamente alla santificazione personale, sia di quelli concessi agli uni per il giovamento degli altri (come certi carismi). “Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1Cor 12,11). Anche i “doni gerarchici” – indispensabili alla guida della Chiesa – provengono da Lui (cf. At 20,28). Lo Spirito Santo è stato Luce e Maestro interiore per gli Apostoli che dovevano conoscere Cristo in profondità per poter assolvere il compito di suoi evangelizzatori. Lo è stato e lo è per la Chiesa, e, nella Chiesa, per i credenti di tutte le generazioni e in modo particolare per i teologi e i maestri di spirito, per i catechisti e i responsabili di comunità cristiane.
Di fatto, lo Spirito Santo ha guidato gli Apostoli nella trasmissione della Parola e della vita di Gesù, ispirando sia la loro predicazione orale e i loro scritti, sia la redazione dei Vangeli. Ma è ancora Lui che ai lettori della Scrittura dà l’aiuto per capire il significato divino incluso nel testo di cui Egli stesso è l’ispiratore e l’autore principale: Lui solo può far conoscere “le profondità di Dio” (1Cor 2,10), quali sono contenute nel testo sacro; Lui che è stato mandato per istruire i discepoli sugli insegnamenti del loro Maestro (cf. Gv 16,13). Di questo intimo magistero dello Spirito Santo ci parlano gli Apostoli stessi, primi trasmettitori della parola di Cristo. L’apostolo Paolo parla di una comprensione secondo lo Spirito, che non è frutto di sapienza umana, ma di illuminazione divina: “L’uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follie per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L’uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno” (1Cor 2,14-15). Dunque i cristiani, avendo ricevuto lo Spirito Santo, unzione di Cristo, possiedono in se stessi una fonte di conoscenza della verità, e lo Spirito Santo è il Maestro sovrano che li illumina e guida. Se sono docili e fedeli al suo magistero divino, lo Spirito Santo li preserva dall’errore rendendoli vittoriosi nel continuo conflitto tra “spirito della verità” e “spirito dell’errore” (cf. 1Gv 4,6). Lo spirito dell’errore, che non riconosce Cristo (cf. 1Gv 4,3), viene sparso dai “falsi profeti”, sempre presenti nel mondo, anche in mezzo al popolo cristiano. Lo Spirito Santo protegge il cristiano dall’errore facendogli discernere ciò che è genuino da ciò che è spurio. Da parte del cristiano, ci vorranno sempre buoni criteri di discernimento circa le cose che ascolta o legge in materia di religione, di Sacra Scrittura, di manifestazioni del soprannaturale ecc. A differenza dell’“uomo naturale”, quello “spirituale” è sinceramente aperto allo Spirito Santo, docile e fedele alle sue ispirazioni (cf. 1Cor 2,14-16). Perciò egli ha abitualmente la capacità di un retto giudizio sotto la guida della sapienza divina.
Un segno del reale contatto con lo Spirito Santo nel discernimento è e sarà sempre l’adesione alla verità rivelata come viene proposta dal magistero della Chiesa. Il Maestro interiore non ispira il dissenso, la disubbidienza, o anche solo la resistenza ingiustificata ai pastori e maestri stabiliti da Lui stesso nella Chiesa (cf. At 20,29).
All’autorità della Chiesa spetta di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono, sempre sotto l’azione dello Spirito Santo che è anche la fonte del suo continuo rinnovamento, in quanto più potente di tutte le debolezze umane e dei peccati, forza che è Amore vivificante e unificante.