Riflessione al Vangelo dell’XI Domenica del T.O. anno B
Vi sono nel Vangelo delle parabole in cui l’azione di Dio nel mondo è paragonata a quella della natura. Il Regno, dice San Marco, è come un seme posto nella terra: “Il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa” (Mc 4,26-27). Dunque il Regno di Dio cresce qui sulla terra, nella storia dell’umanità, in virtù di una semina iniziale, cioè di una fondazione, che viene da Dio, e di un misterioso operare di Dio stesso, che continua a coltivare la Chiesa lungo i secoli.
Il seme, nel linguaggio evangelico, è la Parola di Dio. Come l’umile seme gettato nella terra, la Parola opera con la forza di Dio stesso nell’animo di chi l’ascolta. Dio è Colui che semina e che miete e, nello stesso tempo, è Colui che realizza l’imprevedibile sviluppo del seme.
Egli ha affidato la sua Parola alla terra, alla nostra terra, cioè all’umanità concreta e storica. L’incontro tra il seme divino e la terra è avvenuto. Ora si possono attendere i frutti, perché Dio stesso guida lo sviluppo della sua Parola e ne segna l’efficacia. Si tratta, in verità, di una parola creatrice, destinata a raggiungere il suo fine, cioè a divenire “il chicco pieno nella spiga”. Attraverso vie che l’uomo non sempre può controllare, in un modo che l’uomo “non sa”, Dio opera la crescita e la porta a compimento. Questa legge della vita e della crescita si applica all’intero Corpo di Cristo che è la Chiesa. Lo Spirito Santo agisce con una forza misteriosa, ma la sua azione presuppone il concorso di esseri umani che, sull’esempio di Maria, acconsentono a collaborare con una disponibilità totale nell’opera salvatrice del Signore. Con l’aiuto dello Spirito, i cristiani cercano di allontanarsi dal peccato e di credere nel Vangelo, per crescere nella santità vivendo sempre meglio di fede, di speranza e di amore. In questo modo, essi diventano segni di salvezza per tutta la famiglia umana. Questi segni, per conservare la loro reale portata, devono restare visibili e comprensibili per coloro ai quali si rivolgono; devono guidare alla scoperta di Dio e dei suoi testimoni.
Il brano evangelico di questa XI domenica del Tempo Ordinario ci parla anche del “granellino di senapa”, il più piccolo, indice per natura sua della povertà degli inizi del Regno di Dio. L’annuncio del Regno davvero è cominciato così, con passi umili, nella povertà e nella persecuzione, poiché il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha assunto la natura di servo, ha accettato l’umiliazione della Croce.
Ogni credente attento al messaggio del Vangelo è invitato oggi ad “intendere” (Mc 4,33) il significato del contrasto tra la povertà degli inizi dell’annuncio e l’avvenire grandioso della missione.
Nessuno potrà lasciarsi sorprendere o deprimere dal mistero della Croce o dall’umiliazione che la Chiesa continuamente subisce, poiché è Dio che porta a compimento ciò che ha iniziato: Egli fa risorgere, Egli dà incremento, Egli domina e conduce la storia. L’evento della salvezza, un tempo promesso a tutti gli uomini, raffigurati negli uccelli del cielo, è già stato deciso in modo gratuito ed irresistibile con la venuta storica di Gesù. Nel mistero di Cristo morto e risorto tale promessa ha raggiunto la sua pienezza. Nell’azione di Dio in ordine al Regno è presente anche la falce del sacrificio: lo sviluppo del Regno non si realizza senza sofferenza. Questo è il senso della parabola riportata dal Vangelo di Marco.
Il Cristianesimo è difficile e, per essere vissuto con fedeltà e coerenza, esige non di rado l’eroismo. Oggi, senza alcun timore e con piena fiducia nella grazia divina, bisogna predicare e praticare l’eroismo! Oggi ad un mondo spesso dimentico e disattento bisogna apertamente dichiarare che sulla terra siamo come in esilio e aspiriamo alla vera felicità, quella eterna di Dio e con Dio! Come scrive san Paolo ai Corinzi: “Finché abitiamo nel corpo siamo in esilio, lontano dal Signore; camminiamo nella fede e non ancora in visione… Perciò ci sforziamo di essere a Lui graditi. Tutti, infatti, dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male” (2Cor 5,6-10). Oggi, in particolare, bisogna aver fiducia nell’azione della grazia divina che, come il seme della parabola, opera nel segreto delle coscienze e si sviluppa e porta frutto; come e quando, non sappiamo! (cf. Mc 4,26-29).