Riflessione sul Vangelo della Solennità del Corpus Domini

Nella Solennità del Corpus Domini ricordiamo l’istituzione dell’Eucaristia, cioè del mistero della presenza del Risorto sotto le specie del pane e del vino consacrati nel Corpo e il Sangue del Signore.

Gesù è risorto, è asceso al cielo; ma ha voluto rimanere con noi e per noi, in tutti i luoghi della terra, proprio mediante il Sacramento eucaristico. L’Eucaristia è davvero la meraviglia delle meraviglie divine!

Prima di morire in Croce, offrendo la sua vita al Padre in sacrificio di adorazione e di amore, Gesù istituì l’Eucaristia, trasformando il pane e il vino nella sua stessa Persona e dando agli Apostoli e ai loro successori, i Vescovi e i Sacerdoti, il potere di renderlo presente nella Santa Messa. Gesù quindi ha voluto rimanere con i suoi e con ogni credente per sempre! Con il sacramento dell’Eucarestia, Gesù ha voluto unirsi intimamente a ogni suo discepolo fedele, per dimostrare il suo amore direttamente e personalmente. 

Gesù è presente nell’Eucaristia per essere incontrato, amato, ricevuto, consolato. Dovunque c’è il Sacerdote, lì è presente Gesù, perché la missione e la grandezza del Sacerdote è proprio la celebrazione della Santa Messa. Ricevere spesso Gesù è garanzia per chi vuole rimanete unito al Risorto per lasciarsi trasformare da Lui. La vita, lunga o breve che sia, grazie all’Eucarestia diviene un viaggio verso il paradiso: là è la nostra Patria, là è la nostra vera casa; là è il nostro appuntamento!

Gesù ci attende in paradiso! Tra l’altro, cos’è la Santa Comunione se non un paradiso anticipato? Infatti, nell’Eucaristia è lo stesso Gesù che ci attende e che incontreremo un giorno apertamente in cielo.

Ricevere spesso Gesù è necessario per non dimenticare mai il paradiso, per essere sempre in marcia verso la casa del Padre Celeste, per gustare già un poco il paradiso!

Questo grande mistero lo aveva ben capito uno tra i più piccoli dei santi: San Domenico Savio, che a sette anni ebbe il permesso di ricevere la Prima Comunione, e in quel giorno scrisse i suoi propositi: “Primo: mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore mi darà licenza. Secondo: voglio santificare i giorni festivi. Terzo: i miei amici saranno Gesù e Maria. Quarto: la morte ma non peccati”.

Ciò che il piccolo San Domenico scriveva tanti anni fa (nel 1849) vale ancora adesso e varrà per sempre.

La vita nuova ed eterna, trasformante e immortale che l’Eucarestia comunica scaturisce dal sacrificio di Cristo.

Durante l’ultima cena, Gesù prepara gli Apostoli e la Chiesa proprio a questo sacrificio. Perciò parla del Corpo che sarà dato e del Sangue che sarà versato, in questa sua donazione era già contenuta la realtà del sacrificio della croce. L’Eucaristia è il Sacramento dell’eterna redenzione nel Corpo e nel Sangue di Cristo. L’Eucaristia è anche Sacramento e via, che Cristo ha attraversato venendo dal Padre a noi e per la quale ritorna al Padre conducendoci con Sé come partecipi della redenzione eterna.

Lasciamo perciò che questo Sacramento ci cambi dentro, metta dentro di noi il dinamismo del dono, dell’amore, perché la vita di Cristo continui e si prolunghi in noi, per trasfigurare la realtà, per imprimere nella storia il dinamismo della speranza.

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