Riflessione al vangelo della II domenica di Avvento
Il brano evangelico di questa seconda domenica di avvento mette quasi a confronto due mondi: quello dei grandi della terra, e il piccolo mondo di Giovanni. Del mondo dei grandi l’evangelista Luca elenca i nomi di un Imperatore (Cesare Augusto), un Governatore (Ponzio Pilato), due Tetrarchi (Filippo e Lisania), e due Sommi Sacerdoti (Anna e Caifa).
È il mondo fatto di personaggi potenti, numerosi e forse superflui!
Vivono nei grandi palazzi, opprimono i popoli facendosi chiamare benefattori, caricano pesanti fardelli sulle spalle della povera gente senza che essi li tocchino nemmeno con un dito!
Solo apparentemente grandi, sono come «canne sbattute dal vento»: vento delle passioni e delle ideologie, vento delle convenienze sociali e degli opportunismi politici, vento dell’insicurezza della vita. Sotto le «molli vesti» nascondono la più squallida miseria morale, e sono come «sepolcri imbiancati». Mentre, il piccolo mondo di Giovanni è il deserto, fatto di pietre, arsura e alberi stecchiti.
Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, ritiratosi da giovinetto nel deserto, aveva impostato la sua vita nel segno della più aspra penitenza.
Crebbe così, non come canna sbattuta dal vento, ma da uomo forte, con forti principi. Vestito di pelli di cammello, ostenta una resistenza non comune al sacrificio e alla penitenza. Nutrendosi di locuste e di miele selvatico, educa il cuore all’ascolto di Dio, la bocca e le labbra alla verità per annunciare, denunciare e avvertire senza reticenze.
La sua audacia è tale da lanciare – non impunemente – invettive contro Re e Tetrarchi, Governatori e Sommi Sacerdoti, nel nome della verità, dell’onestà e della giustizia.
Destinato da Dio ad essere il Precursore del Messia, Giovanni interpreta la sua missione in senso spirituale.
A differenza della mentalità corrente, che attendeva un Messia simile ai Cesari, ai Tetrarchi e ai Re – che cercavano la propria gloria e non quella di Dio, e il proprio tornaconto anziché quello delle anime – Giovanni attende il Messia «Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo».
Il più grande uomo della storia – come lo definì Gesù – non vestì la porpora né cercò il plauso delle folle, ma si ritirò nel deserto, dando esempio di umiltà, abnegazione e penitenza.
Tra i due mondi, Dio scelse quello di Giovanni Battista.
Sembra dirlo chiaramente Luca: dopo la lunga serie dei grandi, scrive: «la Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto» Lc 3,2). Luca – che all’inizio del suo vangelo assicura di aver indagato «su tutto» fin dall’inizio – non riferisce in che senso la Parola di Dio scese su Giovanni. Ma sembra dircelo quando afferma che Giovanni «percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati» (Lc 3,3).
La Parola assegna a Giovanni tre compiti: lasciare il deserto per percorrere «tutta la regione»; sospendere la sua penitenza nel deserto per predicare la penitenza della «conversione» a tutti; dare il battesimo per il perdono dei peccati.
Difatti, non c’è avvento, non c’è preparazione per accogliere degnamente il Signore che viene se non risuona integra e vera la Parola del Signore. Giovanni il Battista prepara la venuta del Messia a causa della Parola vera che lui predica, annunzia, grida nel deserto di questa umanità in cui tutto è inaridito spiritualmente. Può predicare la Parola vera, perché questa è scesa su di lui dal Cielo. È questo il segreto dell’impatto positivo che ha avuto sulla gente. Egli grida all’uomo la conversione, il cambiamento radicale della vita. C’è tutto un lavoro che dovrà essere fatto nel cuore, fino a cambiarlo di natura; bisogna liberarsi dalla vecchia umanità per iniziare a rivestirne una nuova e tutto questo sarà reso possibile perché il Signore ha posto già mano per realizzare la sua salvezza. Ogni uomo sarà messo in condizione di vederla, per accoglierla e farla propria. Come Dio si fece uomo assumendo un cuore di carne, così noi che siamo uomini dobbiamo diventare come Dio assumendo un cuore divino, lo stesso cuore di Cristo. Questo sarà possibile solo se si predica la vera Parola di Gesù che ci chiama alla conversione e alla penitenza, al cambiamento totale della nostra vita, a dare una dimensione nuova alla nostra esistenza.
Senza conversione non c’è salvezza. Ogni uomo deve essere precursore di Cristo, nel senso che ogni uomo deve preparare sé stesso alla sua venuta, chiedendo il perdono dei peccati e impegnandosi a vivere secondo coscienza retta.