Riflessione sul vangelo XXXI Domenica del Tempo Ordinario Anno C

«Oggi la salvezza è entrata in questa casa». Queste sono le parole che Gesù disse in casa del convertito pubblicano Zaccheo.

Piccolo di statura, Zaccheo ricorre all’indecoroso stratagemma di salire su un albero per riuscire a vedere Gesù. E Gesù, che conosce l’intimo di ogni uomo e dunque anche il cuore del piccolo ed estroso pubblicano, apostrofa: «Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Zaccheo non era un pubblicano qualunque, ma ne era il capo. Fu un bel colpo per il Salvatore, poiché, pescando il capo, poteva pescare altri pesci più piccoli di lui.

Che egli fosse «ricco», come dice Luca, è un pleonasmo, poiché tutti i pubblicani erano accusati di arricchirsi sulla pelle della povera gente.

Questo era uno dei peccati che più facevano soffrire Gesù, povero e protettore dei poveri, cantore della povertà: «Beati i poveri in spirito, per­ché di essi è il regno dei cieli»…

Convertire perciò un pubblicano era una vera vittoria, perché prati­cavano l’idolatria del denaro ed erano schiavi di «mammona».

Convertire un pubblicano era come rendere innocuo un virus della società. La conversione non è semplice pentimento dei peccati, ma è un cambiamento radicale di rotta, un allontanamento dal male e un rivolgersi attivamente al bene. Ritornare a Dio, lasciare lo sbandamento non è un programma che potremmo darci da soli, è un invito che viene dal Dio stesso dell’alleanza, è un rispondere al suo ri­chiamo: «Dove sei?» (Gn 3,9).

Lo sguardo di Gesù lesse nel profondo del cuore, poiché Lui «sapeva sempre cosa c’è nell’uomo» (Gv 2,5). Zaccheo non era come lo descrive­vano gli altri, ma sapeva entusiasmarsi, gioire e accogliere: alla parola di Gesù, «in fretta scese e lo accolse pieno di gioia». Zaccheo oramai era stato catturato dall’amore ed era disposto a tutto, anche alle critiche dei presenti. Gesù «è andato ad alloggiare da un peccatore» mormora la gente. In casa Zaccheo confessa davanti a tutti la piena conversione; Gesù aveva fatto di lui un altro uomo, non più tronfio delle sue ricchezze e neppure capo dei peccatori. Ed ecco la piena conversione: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituirò quattro volte tanto».

È questa la conclusione di un percorso fatto insieme a Gesù, che cambia sempre la vita di chi gli si affida. Chi si sente amato e perdonato da Dio non può che esercitare la misericordia e la condivisione.

Non interessa più nulla il giudizio della gente, la bella figura, la difesa del proprio passato: si entra in un’altra prospettiva, perché si è gustata la “novità” dell’incontro con Gesù. Allora nasce l’entusiasmo, la creatività, il desiderio di ricominciare, il coraggio di una svolta radicale. E pronta la risposta di Gesù: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo: il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,1-10).

La vicenda di Zaccheo e della sua conversione è davvero esemplare, i cristiani di tutti i tempi possono avere in lui un modello da cui trarre ispirazione. Infatti, la vicenda di Zaccheo ci insegna che, affinché Gesù Cristo diventi davvero il nostro salva­tore, non basta sapere di Lui qualcosa “per sentito dire”, e magari anche guardandolo da lontano. Neppure possiamo contentarci di ciò che di Lui pos­siamo leggere nei libri. Gesù Cristo dobbiamo cercare di incontrarlo diretta­ mente e personalmente, come Zaccheo lo incontrò in casa sua, mangiando con Lui come amico. Questo certamente accade, se sappiamo parlare con Lui nella preghiera. Questo accade, quando ci accostiamo ai Sacramenti, specie al Sacramento della Riconciliazione e al Sacramento Eucaristico. Questo accade pure, quando facciamo qualcosa a vantaggio del prossimo, sfuggendo alla tentazione del calcolo del vantaggio personale, vedendo Gesù stesso nella persona del povero o del bisognoso.

Come Zaccheo, anche noi dobbiamo sentirci onorati di mettere a dispo­sizione del Signore Gesù la nostra casa, cioè la nostra vita, il nostro lavoro, il nostro tempo, le nostre capacità naturali o acquisite.

Dobbiamo essere pronti, appena ce ne accorgiamo, a riparare il male che fosse scaturito, anche involontariamente, dalle nostre azioni. Se davvero siamo entrati in contatto con Lui, non possiamo vivere allo stesso modo di quando non lo conoscevamo.

La grazia di Cristo, come ha convertito Zaccheo, opera per convertire noi. Nessuno dica: “Non c’è più niente da fare”. Lo Spirito Santo ci aiuti a reagire allo scoraggiamento e alla lamentela, perché «nulla è impossibile a Dio».

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