Riflessione sul Vangelo della V Domenica di Quaresima.

Siamo giunti all’ultima domenica di Quaresima. Fra una settimana inizierà la Settimana Santa e Gesù si vuole presentare a noi con il messaggio più bello e più importante del suo essere Figlio di Dio: «Io sono la risurrezione e la vita».

Dall’episodio del Vangelo, conosciutissimo da tutti quanti noi, comprendiamo che il cammino della Pasqua è un cammino verso la vera amicizia con il Signore e verso la vita. 

Forse nessuna pagina del Vangelo ci presenta Gesù così umano e così divino come l’episodio della risurrezione di Lazzaro.

Lazzaro, dice il Vangelo, era un amico di Gesù, e amiche di Gesù erano le sue sorelle Marta e Maria.

Un giorno Lazzaro muore, e Gesù piange. Ma piange per il morto?

Gesù era un vero uomo, tenero, sensibile, affezionato. Quando Gesù parla di amore non parla di amore platonico, ma di amore che include l’affetto sensibile.

Sì, Gesù ha un cuore sensibile, e piange come ogni altro uomo tenero e affezionato. La gente stessa, che vede Gesù piangere davanti alla tomba di Lazzaro, commenta: «Guarda come lo amava». Ma è l’interpretazione della gente.

Gesù non pianse perché Lazzaro era morto; in fondo, sapeva che stava per risuscitarlo. Gesù non piange per il proprio dolore ma per il dolore degli altri – e dei «giudei che erano venuti con Maria» – e perché vide piangere Marta e Maria. Gesù soffre di fronte al dolore degli uomini.

Gesù aveva saputo che Lazzaro era molto grave. Marta e Maria lo avevano mandato a chiamare. Gesù attese due giorni così come il Padre suo ha voluto! Quando giunse nei pressi della casa di Marta e Maria, queste due sorelle corsero incontro al Signore, dicendo: «Se tu fossi stato qui, Lazzaro non sarebbe morto».

Gesù risponde: «Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà».

Gesù chiamò, Lazzaro ascoltò e venne fuori dal sepolcro.

I miracoli di Gesù erano segni di amore, ma anche segni dei suoi poteri divini. Del miracolo operato, Gesù si dichiarò contento «affinché – disse – voi crediate».

Si muore ogni giorno e il posto che oggi i morti occupano sono i loculi al cimitero; essi non vivono più in questo mondo. Forse per loro è tutto finito? Qualcuno dice di sì, è davvero tutto finito: non c’è più speranza per chi muore. Ma è proprio così? Gesù, che è Dio che si è fatto visibile per noi nella sua umanità, ci dice che chi crede in Lui, anche se muore, vivrà (cf. Gv 11,25).

La morte fisica si vede, ma c’è un’altra morte, quella spirituale. Sì, perché si muore in due modi: fisicamente e spiritualmente.

Siamo nati per essere, in Cristo, figli di Dio e qualcuno rifiuta di essere e di comportarsi da figlio che Dio ama. Vive, e vuole che altri vivano, come nemici di Dio, come se Dio non ci fosse, disprezza i suoi comandamenti, che sono come la via per crescere nell’amore di Dio; non ama né Dio, né il prossimo: vive nel corpo, ma la sua coscienza è sorda alla Parola di Dio. È morto spiritualmente. Se potessimo vedere dentro ogni persona, leggere «nell’anima», vedremmo persone che sono morte, uccise dal peccato. È possibile che queste persone vivano di nuovo? Gesù ci ripete: «Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11,25). Gesù nella risurrezione di Lazzaro – o di quel ragazzo morto, mentre lo stanno portando al cimitero, o della ragazzina, morta da poco, ancora in casa, dove tutti la piangevano per la sua giovane età – ci dona un grande messaggio: Dio ci vuole vivi, sempre. Non tollera la morte o che qualcuno viva nel corpo, ma è morto spiritualmente.

Egli si fa vicino a chi è morto, per dargli vita. Promette che chi muore fisicamente, sarà certamente da Lui risuscitato, se questi crede in Lui, vivrà eternamente con Gesù, con il Padre e lo Spirito Santo, e con tutti coloro che saranno risuscitati.

Gesù si fa vicino a chi è morto spiritualmente, a chi vive in questo mondo ma fuori dell’amicizia con Dio e non vive la vita di Dio. Gesù è venuto soprattutto per queste persone; desidera ardentemente che queste vivano della vita divina, nell’amicizia con Dio. Fuori di questa amicizia c’è la morte per sempre. La vera morte dell’uomo è il peccato; Gesù ci vuole liberare dal peccato e dalla morte che esso provoca ma occorre avere fede nella sua Parola e convertirci per avere la vera vita, quella che dura per sempre (cf. Gv 11,26).

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