Riflessione sul Vangelo della XIX Domenica del T. O. Anno C
Il brano riportato nel Vangelo di questa XIX domenica del Tempo Ordinario, continua l’insegnamento di Gesù sull’uso delle ricchezze e sulla fiducia che invece bisogna avere solo in Dio (Lc 12,13-14) e il come evitare ogni cupidigia; esso era stato provocato da una domanda: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità» (Lc 12,13). La risposta di Gesù: «Guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12,15). Perciò Gesù conclude con l’invito che leggiamo oggi: «Vendete ciò che avete e datelo in elemosina» (Lc 12, 33).
Nel discepolo che ha lasciato tutto per il Regno si insinua l’inquietudine per il necessario: cosa mangerò? Come mi vestirò?
Gesù invita a fidarsi del Padre certi della sua paterna sollecitudine. Questo non significa favorire la pigrizia, o darsi all’elemosina per vivere a spese degli altri; è invito alla fiducia in Dio che si mostra anche in un onesto lavoro.
Le tre parabole: del “Padrone” che torna dalle nozze e trovando i servi pronti, si mette a servirli; quella del ladro che giunge inaspettato e la parabola dell’amministratore fedele e saggio chiamato a relazionare della propria attività, aiutano a vincere una tentazione tanto subdola quanto apparentemente innocua quella cioè di rimandare il momento della conversione ad un “poi” che non giunge mai. Da qui l’invito di Gesù: «state pronti!».
Pronti all’incontro con Dio; pronti a rendere conto della vita, pronti a sedersi al banchetto dell’Agnello, del quale l’Eucaristia è anticipo. L’insegnamento di Gesù, dunque, è incentrato sulla vigilanza: il suo imperativo a vigilare ed essere pronti, si scontra con la tendenza attuale della nostra cultura intrisa di superficialità che propone solo il divertimento evasivo, pronta addirittura a fare l’elogio della distrazione.
La vita non si può afferrare, perché il tempo la consuma in modo irreversibile. E il tempo, non potendolo fermare, cerchiamo di ingannarlo facendo e pensando altro.
A volte la distrazione può risultare una fatale e orribile tentazione!
La distrazione nasce quando cominciamo a perdere il vero fine della nostra vita. Ecco perché Gesù invita i suoi discepoli a stare attenti, a non vivere la vita con superficialità e soprattutto a non farsi strappare il senso profondo delle cose, del vivere.
L’insegnamento di Gesù si articola su tre cause di distrazione: le ricchezze, che possono distrarre dalla meta, farci illudere che la vita sia tutto nel possedere; l’impazienza, che è la fine della speranza e ci fa perdere il senso dell’attesa di un bene più grande, cioè l’arrivo del “Padrone”; e soprattutto il disimpegno, siccome il “Padrone” ritarda possiamo approfittare del presente per sfruttare i suoi beni egoisticamente, anziché stare al suo servizio come bravi amministratori. Quando non si attende niente di meglio dalla vita che quello che c’è ora, in questo momento, la felicità, quindi, sarebbe nell’afferrare tale momento, godendone ogni attimo, magari anche a scapito della felicità di qualcun’altro. Gesù invece ci ricorda che l’attesa del “Padrone”, deve dominare ogni attimo della nostra vita. Non si tratta della paura del giudizio del “Padrone”, ma della gioia di adempiere la sua volontà (servirlo), sapendo che quando tornerà sarà Lui stesso a prodigarsi a renderci felici (a servirci). Bisogna vivere come servi e non come schiavi. A differenza dello schiavo, il servo è felice di servire il suo Signore, perché lo ama, ha posto tutta la sua vita nelle sue mani, e da Lui pure si aspetta ogni bene.
Il destino dell’uomo unito a Gesù, non è un andare incontro alla morte al non senso, ma è pieno di speranza e di gloria. Pertanto egli si sente pieno di amore verso tutti e sa vivere il presente con intensità. Esorta Paolo: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto» (Rm 12,2).
Le ricchezze a volte possono essere una vera distrazione. Dimentichiamo che dobbiamo lasciarle. Se siamo attenti e svegli, invece, scopriamo che sono solo un mezzo e non il fine, sono per la vita, ma non sono la vita. Sono, in definitiva, per la vita eterna. Il denaro rimane oggi, per noi che viviamo nella società dell’opulenza e dei consumi, la più grande distrazione della vita!