Riflessione sul Vangelo della XVII domenica del Tempo Ordinario
Nelle sette parabole che abbiamo letto in Mt 13 nelle ultime tre domeniche, abbiamo visto toccare i diversi ambiti della vita quotidiana: l’agricoltura, la pesca, il commercio, la vita domestica. Così ci vengono offerti degli esempi di come possiamo trarre spunto da ogni circostanza della vita per affacciarci al regno di Dio. Le parabole ci vogliono inculcare prima di tutto un metodo di lettura della realtà che ci circonda.
Ma per poter fare questo ci vuole una certa predisposizione interiore, la capacità di saper apprezzare il dono di Dio che ci viene continuamente incontro. Perciò abbiamo bisogno di un cuore docile che si faccia illuminare interiormente dal Signore. La scoperta del dono non avviene una volta per sempre, ma deve essere rinnovata con sussulti di meraviglia che ci fanno guardare in avanti. La fedeltà al dono ricevuto è premessa per nuove scoperte che risvegliano nel nostro cuore l’attesa del Signore.
Il vangelo di questa domenica ci parla del Dono del Regno di Dio, presentandocelo come un tesoro, a un mercante, a una rete.
Il tesoro, il mercante e la rete sono i punti focali su cui Gesù vuole attirare la nostra attenzione.
Le prime due parabole sembrano dire la stessa cosa, ma non è così, perché il «protagonista» è diverso: il tesoro e il mercante.
In ambedue i casi l’uomo e il mercante trovano qualcosa di prezioso, vendono ciò che hanno e acquistano.
Gesù dice chiaramente: «Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto». Dunque il tesoro è il Regno, e come tale Gesù vuole sia considerato.
L’uomo che lo trovò vendette tutti i suoi averi e comprò il campo dove era nascosto il tesoro. Così gli uomini devono distaccarsi da tutto ciò che è mondano per impadronirsi del Regno dei cieli.
Nella terza parabola Gesù dice: «Il Regno dei cieli è simile a una rete getta in mare che raccoglie ogni genere di pesci…», buoni o cattivi che siano, i pesci sono tutti nella rete finché si è in mare, la separazione la farà il pescatore quando ritornerà a riva. Così è per il Regno dei cieli: esso ha una fase terrena e una ultraterrena. Nella fase terrena esso accoglie pesci buoni e pesci cattivi. Nella fase ultraterrena accoglierà solo i pesci buoni. Il momento della separazione è il giudizio, quando gli angeli separeranno gli uomini buoni destinati al cielo dagli uomini cattivi destinati all’inferno.
Questo è il tempo della Chiesa, rappresentata dalla rete gettata nel mare. Ci sono pesci buoni e pesci cattivi, ma sono tutti nella rete: la Chiesa raccoglie ogni tipo di uomo e lo santifica. Poi succede che l’uso cattivo del dono della libertà possa deteriorare una vita buona e ci si ritrovi alla fine ad essere gettati nel fuoco eterno.
La selezione non può essere fatta finché la rete è in mare: durante il corso della vita, cioè, intervengono variazioni e possibilità diverse e una prematura cernita causerebbe errori e ingiustizie. Abitualmente si dice che la Chiesa, pur essendo santa, è fatta di peccatori, ossia di uomini soggetti a passioni e quindi deboli nell’adempimento della Legge di Dio. Siamo tuttavia in permanente conversione e la grazia divina ci aiuta a mantenere questa tensione, questa lotta per la santità. Confidando nella misericordia del Padre celeste, forti nella potenza redentrice di Cristo Signore e mossi dall’azione incessante dello Spirito Santo, speriamo nella vittoria finale che è stata promessa ai figli di Dio.
La drammaticità della nostra vita, di cui non conosciamo l’epilogo, può trovare nella Chiesa un conforto, perché in lei vi sono tutti i mezzi e gli aiuti necessari per la nostra salvezza. Il Signore non permetterà che i suoi figli si perdano: per questo ha lasciato una tale abbondanza di rimedi e di risorse che soltanto una pervicace ostinazione nel male può pregiudicare l’esito del combattimento e togliere la speranza della vita eterna. Perfino i peccati, nella nuova economia della redenzione servono a Dio come strumento per muovere il cuore all’umiltà, alla penitenza, all’espiazione. Una quantità innumerevole di santi, sinceramente pentiti, arricchiscono la Chiesa con le loro virtù, che non sono «facili» perché acquisite con sforzi e sacrifici eroici. Infatti l’azione dello Spirito Santo in noi è capace di trasformare dall’interno la nostra povera umanità cosi prona al peccato, in modo tale da renderla capace di sublimi elevazioni, di scalate audacissime.