Riflessione sulla Veglia del Sabato santo
La veglia pasquale, con le sue otto letture, ci fa contemplare l’amore di Dio che non si ferma davanti alla durezza di cuore dei singoli e dell’umanità; un amore che è l’esaltazione della vita che solo Dio può dare; è la proclamazione del primo giorno della nuova creazione di cui si parla nel vangelo.
Non appena era iniziato il nuovo giorno, «all’alba del primo giorno della settimana» le due Maria, «Maria di Magdala e l’altra Maria», si recarono al sepolcro per l’ultimo, doveroso servizio di amore a Gesù, l’«Uomo», che avevano amato, da cui erano state volute bene e che, esanime, giaceva in un sepolcro.
Chiuse nel loro dolore-amore erano mille miglia lontane dall’esperienza che stavano per vivere e che le avrebbe segnate per la vita. Stavano per assistere a un’epifania dell’onnipotente: dopo il «gran terremoto», videro un angelo del Signore, che, dopo avere rotolato la pietra del sepolcro quasi fosse un fuscello, sedeva, in segno di dominio sul dolore e sulla morte, su di essa.
Le guardie, che i nemici di Gesù avevano messo a custodia del sepolcro, testimoni anch’essi di questi fatti, spaventate, «tremarono tramortite».
Anche le donne esperimentarono qualcosa di simile, ma l’angelo le rassicurò: «Non abbiate paura, voi!», voi che siete animate da ben altre intenzioni e disposizioni, voi che, attratte dal Dio che sempre opera nell’intimo dei cuori, percorrete le vie dell’amore.
Segue l’annunzio della risurrezione di Gesù: «Non è qui. È risorto, come aveva detto». Non tutto è finito, ., Le due Maria, sempre più aperte e docili alle mozioni dello Spirito di amore, cominciano a capire: risuscitare significa che il Crocifisso, quello che esse avevano visto deporre dalla croce e il cui corpo, straziato all’inverosimile, Giuseppe d’Arimatea aveva avvolto in un lenzuolo e seppellito in una tomba rotolandovi dinanzi «una gran pietra», non era più nel sepolcro.
C’era di che meravigliarsi. Tanto più che ancora l’Angelo le costituisce – loro, donne! – non solo testimoni di questo inaudito avvenimento, ma apostole del Signore presso i discepoli: «Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti… ».
Ma non era tempo per riflettere e rendersi pienamente conto della straordinarietà della missione conferita loro. Tanto più che, grazie allo Spirito che, dentro, le lavorava, dovettero rimanere fortemente prese da quello straordinario annunzio: «È risorto». Fedeli, a ogni modo, all’invito dell’angelo abbandonarono il sepolcro «in fretta» e, portandosi dentro «timore e gioia grande corsero a dare l’annunzio ai discepoli».
È dono dello Spirito poter credere senza aver veduto il Risorto, cioè beato chi vede con gli occhi dello Spirito e non con gli occhi della materia. Sul Calvario un ladrone ha creduto in Cristo; dopo il Calvario, i discepoli dubitano di Lui. Nessuno ha visto la risurrezione, molti hanno visto il Risorto. La fede si fonda non sulla testimonianza di visionari, ma su quella di persone che, pur non portate naturalmente a credere, alla fine hanno creduto per poi poter fare esperienza della compagnia del Risorto che si è reso visibile, della sua voce e parola, del suo sguardo pieno di misericordia e del suo invito a continuare quanto avevano iniziato con Lui.
Questo è il grande annuncio della Pasqua: la morte non è più l’ultima parola sulla vita umana.
L’itinerario che fu di Maria di Magdala e dell’altra Maria sia anche il nostro. Dia il Signore di essere attenti e pieni di premura con Gesù, che oggi rinnova la sua passione nei poveri e negli emarginati di ogni tipo, di lenire il loro dolore e anche i loro lutti con raffinata carità cristiana, di essere sempre disponibili a ogni loro chiamata e di sapere andare incontro a ogni loro bisogno.
Conceda ancora di rivivere nella preghiera l’esperienza di queste due donne, d’incontrare, all’occasione, angeli consolatori che aiutino a entrare nelle vie di quella fede, che è abbandono nelle mani del Risorto, di restare stupiti per le meraviglie che il Signore continua a operare nel nostro mondo e anche con noi, di gustare «gioia grande» e di «dare l’annunzio» a quanti incrociamo sul nostro cammino che Gesù è risorto, che, quindi, la morte è stata vinta, che per tutti c’è un futuro e che, a suo tempo, risorgeremo anche noi.