Riflessione sul vangelo della VI Domenica di Pasqua

Il Vangelo di questa domenica ci prepara a vivere meglio il mistero dell’Ascensione che celebreremo domenica prossima, e nel contempo ancora una volta ci propone di aprire il cuore allo Spirito Santo, al Consolatore che fino alla fine dei tempi rimane nella Chiesa per animarla, sostenerla, illuminarla e guidarla verso la santità.

Lo Spirito, non visibile per sè agli occhi della carne, si rende invece visibile nella vita di coloro che, accettandolo, osservano la volontà di Gesù: «Se mi amate osservate i miei comandamenti. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama».

E il comandamento tipico di Gesù è quello della carità-agàpe verso Dio e verso il prossimo, quello di amare come Egli ha amato.

Il Vangelo inizia con i comandamenti, sempre attuali, ma subito Gesù fa riferimento al dono del Consolatore, capace di «restare con voi per sempre». È il dono inatteso dal mondo, ignaro e distratto, che impedisce di sentirsi «orfani» nella difficile storia quotidiana. Lo Spirito consente di praticare i comandamenti e fa andare «oltre»: le Beatitudini ne sono la prova, come i primi capitoli degli Atti degli Apostoli (si pensi alla sorpresa della vita in comune, a partire dalla Pentecoste). Lo Spirito fa sì che tutta la vita cristiana sia accolta come un’esperienza di amore e non come un’ideologia cui aderire intellettualmente o una legislazione da osservare esteriormente. Lo Spirito ricupera perfino il martirio, poiché feconda «il soffrire operando il bene» piuttosto che l’operare il male.

Nei tribunali ebraici c’era un personaggio a noi sconosciuto: quando veniva pronunciata una sentenza, accadeva a volte che un uomo dalla buona reputazione venisse silenziosamente a porsi a fianco dell’accusato: era chiamato il paraclito. La sua muta testimonianza confondeva gli accusatori. Gesù stesso si è presentato come il paraclito dell’adultera; il ricco epulone avrebbe gradito avere Abramo come paraclito. Di fronte alle accuse, i discepoli di Gesù avranno come paraclito lo Spirito Santo, che assicurerà loro la vittoria con la sua testimonianza silenziosa.

Oggi si vive all’insegna dell’esteriorità, del rumore, dell’alzare la voce, dell’immagine, degli appoggi umani: tutto l’opposto del «Paraclito», che agisce nel silenzio, con mezzi non attraenti e pacifici, al fianco di chi non ha voce. Questo dovrebbe anche essere lo stile della Chiesa nel mondo.

Il dono dello Spirito non porta a compimento semplicemente le promesse dei profeti, ma consente ai credenti di diventare contemporanei di Cristo, nel loro contesto storico ed esistenziale. Gli apostoli «pregarono perché ricevessero lo Spirito Santo… imponevano le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo».

È proprio lo Spirito che fa superare la distanza di spazio e di tempo tra il cristiano e Gesù, il Signore e il Maestro. E non si tratta solo di una distanza temporale e territoriale: la prima distanza è quella del cuore e della mente. È lo Spirito che può operare nell’intimo dell’animo umano per farlo diventare una culla, in cui possa di nuovo nascere il Cristo Salvatore. È lo Spirito Santo che rende efficaci e significative per l’uomo di ogni epoca le parole di Cristo, così come i suoi gesti e miracoli. Grazie allo Spirito Santo Cristo non è un personaggio del passato, ma è il Vivente oggi, l’unico che ha qualcosa di «speciale» da dire e da dare all’uomo di ogni generazione.

Lo Spirito è dunque la condizione per incontrare Cristo oggi, come colui che dà senso alla propria vita, sia personale che ecclesiale. Nessuno, infatti, può arrivare a dire che «Gesù è il Signore se non nello Spirito Scinto». Questi è la linfa vitale di Cristo, comunicata al discepolo di Cristo; è la forza di aggregazione e di testimonianza nella Chiesa; è la luce che offre dignità e Identità ad ogni figlio di Dio; è il dito della mano di Dio che agisce nella Parola, nei Sacramenti e nel Ministero; è il dono del Risorto che fa sperare contro ogni speranza; è l’anima di ogni apostolato; è l’acqua purificatrice e fecondante; è il profumo dell’autentica vita cristiana».

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