Riflessione sul vangelo della V Domenica di Pasqua
Nel tempo pasquale i racconti delle apparizioni sono attraversate anche dal dubbio, dalla paura, dall’incertezza ancora presenti nei cuori dei discepoli di Gesù. Per questo il Vangelo di questa V domenica di Pasqua ci propone queste parole incoraggianti di Gesù: «Non sia turbato il vostro cuore…» (Gv 14,1).
Gesù ha pronunciato tale discorso alla vigilia della sua dipartita, della sua Pasqua. Letto ora, durante il tempo pasquale, il brano mette in evidenza il permanere del turbamento anche dopo la risurrezione. La presenza di Gesù risorto, infatti, non è un’acquisizione scontata per i discepoli, ci vuole la fede per riconoscerlo. I quaranta giorni, che secondo Luca, Gesù trascorre con i suoi prima dell’Ascensione, sono una nuova pedagogia della fede. Ecco perché questo testo si addice perfettamente anche al tempo che stiamo vivendo.
Gesù conversa con gli Apostoli, nel cenacolo, alla vigilia della sua morte. Essi sono sconvolti poiché ha parlato del tradimento di Giuda, del rinnegamento di Pietro e dell’imminente abbandono da parte di tutti. Ma Gesù ribatte: Credete in me! La loro vittoria sarà sicura, nonostante le loro miserie, se crederanno in Lui.
E che cosa devono credere?
Che se ne va, morrà e risorgerà, per preparare loro un posto presso il Padre in Paradiso: e saranno con Lui felici.
E del luogo dove va – il Paradiso – essi conoscono la via.
Eppure, Tommaso ha il coraggio di osservare: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?»
Nel Vecchio Testamento la via per raggiungere Dio era la Legge, la via dei comandamenti. Nel Nuovo Testamento la via nuova e vivente è Gesù, il solo che possa far conoscere il Padre. Gesù è la verità, cioè la rivelazione concreta e definitiva di Dio; è la vita, da Lui posseduta in infinita pienezza e data in abbondanza: vita che è conoscenza del Padre nel Figlio.
Gesù è quindi la meta, la via, la vita della felicità totale dell’uomo, già in terra, tanto più in cielo: l’abbiamo capito? E lo ribadisce allo stesso Tommaso: «Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin d’ora lo avete conosciuto lo avete veduto».
Eppure l’apostolo Filippo non è tanto persuaso di quanto dice Gesù: pensa a una manifestazione visibile del Padre, mentre Gesù ha parlato e insiste nella visione di fede: il Figlio manifesta il Padre. Perciò gli risponde: «Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre, e il Padre è in me?».
Filippo deve credere nell’unità della natura e nella trinità delle Persone: il Figlio è l’immagine visibile del Padre: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. È un mistero, è vero; ma la sicurezza del mistero è la Parola stessa di Gesù.
Se si vede Lui, si vede il Padre, cioè lo scopo vero della vita; se si sta con Lui, si sta in Patria, a casa, perché è Lui la casa, la mèta, il destino ultimo; se si segue Lui si sta sulla via giusta e non c’è possibilità di sbagliare percorso.
Sta a noi allora decidere se seguirlo oppure no, restando appesi nei nostri dubbi e nelle nostre incertezze.
Il Signore non solo vuole aprirci gli occhi sul senso ultimo della nostra vita, destino luminoso quanto il suo, glorioso quanto la sua risurrezione, ma anche che ci offre un reale aiuto, un sostegno concreto per incamminarci verso di esso. Egli si fa con noi viandante, perché non solo va via a prepararci un posto, ma ritorna a prenderci, e lo fa tutte le domeniche quando si offre a noi nel Pane e nel Vino della Mensa Eucaristica. È proprio questa, forse, l’opera più grande che noi possiamo compiere, come dice il Vangelo di questa domenica, perché Lui andando al Padre, ci ottiene la sua grazia e l’azione dello Spirito, che trasformano il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue rendendosi presente continuamente tra noi e non più come un tempo quando «lo si vedeva per un po’ e poi non lo si vedeva più». E questa, l’Eucaristia, un’opera davvero grande, più grande di qualsiasi miracolo compiuto da Gesù nella sua vita terrena!
La parola del Vangelo di questa domenica è piena di vita e di verità, per noi e per tutti gli uomini, anche per quelli che non sono disposti a seguirlo. Intanto, apriamoci noi alla fede: «abbiate fede in Dio e in me» (Gv 14,1) e decidiamo di seguirlo di vero cuore.