Riflessione sulla Pentecoste Anno C
Nel giorno di Pentecoste la Chiesa celebra l’atto ufficiale di nascita della Chiesa, la realizzazione piena delle promesse di Dio, predette per mezzo dei profeti, di fare tutti i suoi figli un popolo di annunciatori delle meraviglie di Dio.
Nel giorno di Pentecoste, vengono portate a compimento tutte le promesse antiche e sono inaugurati i tempi nuovi dello Spirito, in cui la «nuova legge» non sarà scritta più in tavole di pietra, ma scolpita nel cuore dei credenti.
La promessa di Gesù nel Vangelo, fatta ai suoi discepoli prima di salire al Padre, quella cioè di consegnare il dono dello Spirito (l’altro Consolatore) di cui Egli è stato custode privilegiato, ma capace di sostituirlo perfettamente e di renderlo presente in mezzo ai suoi, si realizza con l’effusione piena dello Spirito dopo cinquanta giorni dalla risurrezione, come dono e compimento dell’evento salvifico della Pasqua.
È l’azione dello Spirito nel cuore degli Apostoli che li spinge ad uscire allo scoperto, ad abbandonare gli indugi, le paure, a parlare apertamente delle grandi meraviglie che Dio ha operato nel Figlio, a renderli impavidi testimoni del Vangelo.
Lo Spirito, effuso per sempre nel giorno di Pentecoste, vive ancora oggi nella Chiesa, consegnato nel Battesimo ai credenti li unisce a Cristo come i tralci alla vite, comunica loro la stessa linfa vitale, li rende stabile dimora del Padre e del Figlio. Chi vive nello Spirito si manifesta per la fedele osservanza dei comandamenti di Dio, percepiti non come imposizioni e costrizioni esterne, che mortificano le inclinazioni naturali dell’uomo rendendolo schiavo, ma come attitudine interiore, libertà di vivere, sciolti dalle catene del peccato, come figli di Dio, e non servi.
Lo Spirito Santo chiama ancora oggi coraggiosi testimoni ad annunciare il Vangelo, pone le parole di Dio sulla loro bocca, riconcilia con il Padre i figli dispersi, rende presente Gesù nel seno di ogni comunità e nel cuore di ogni credente che lo invoca.
Ecco ciò che la Chiesa celebra oggi, ecco ciò che la liturgia della Parola ci invita ad accogliere e annunciare. Il dono della Pentecoste vivifica la Chiesa e nella Chiesa i credenti in Cristo sono rinnovati e rinsaldati nella fede e questo a condizione di vivere nei comandamenti, come Gesù stesso afferma nel vangelo: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Ma amare il Signore non è frutto del nostro sforzo, noi non sappiamo produrre un amore così fatto, possiamo solo accoglierlo come dono, e come dono dello Spirito.
Senza lo Spirito ogni credente rischia di smarrirsi nelle pieghe della vita immersa nelle cose, presa da mille progetti e da mille tensioni.
E come può lo Spirito operare nel credente ricordandogli la sua dignità di figli di Dio? Lo dice Gesù nel vangelo: «Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
La memoria di Gesù, che la Chiesa coltiva come preziosissima per il suo cammino nella storia, non è il semplice riesumare le vicende storiche di un grande uomo, ma è esattamente la ripresa di quell’esistenza donata (al Padre e ai fratelli) perché essa parli e ci dica la verità di Dio che la storia tende a coprire con altre verità. Quando ascoltiamo il vangelo, esso diventa parola viva, parola rivolta a noi, appello alla nostra libertà perché si converta e si rimetta su strade buone: ma è lo Spirito che compie questa operazione e ci toglie dal grigiore di un’esistenza senza senso, smarrita. Quando la nostra vita sembra perdersi nella fatica di ogni giorno, oppure dentro un dolore o una sofferenza troppo grandi, è lo Spirito che suggerisce a ciascuno
di non arrendersi all’evidenza della realtà, ma di sapere guardare dentro le cose e le situazioni per scorgere, dentro e attraverso tutto questo, la presenza dell’amore di Dio: è lo Spirito che ci suggerisce di arrenderci a quest’amore, perché esso possa risplendere con tutta la sua forza nella nostra vita.
Per questo lo Spirito «ci insegna ogni cosa»: perché Egli sa sempre trovare il modo di farsi strada nella nostra vita, perché possiamo recuperare quella verità (la realtà dell’amore del Padre) che dà senso e valore a tutti i gesti della nostra esistenza, che sa dare fondatezza al nostro sperare, che sa sostenere il nostro cammino.
Questo compagno di viaggio è perciò molto prezioso, proprio perché grazie a Lui possiamo sfuggire al dominio della legge e della carne, ad una lettura della nostra vita ripiegata su di sé, attenta solo a sfuggire alle possibili difficoltà e non pronta ad accogliere la ricchezza di ciò che ci viene incontro e che solo con il coraggio che viene dallo Spirito possiamo accogliere pienamente.