Riflessione sul Vangelo della XXI domenica del Tempo Ordinario
Il Vangelo di questa XXI domenica del Tempo Ordinario riporta la domanda che Gesù fa ai suoi discepoli: cosa dice la gente di Lui? E loro riferiscono ciò che si chi dice di Lui e cioè che è Giovanni Battista, o Elia, o Geremia, o un profeta. Ma Gesù vuol saper chi è Lui per i suoi discepoli, per i suoi amici: «Voi chi dite che io sia?».Gesù vuole che gli Apostoli non fossero influenzati dall’opinione popolare sul Messia, che lo aspettava come il liberatore dal giogo dell’impero romano e facesse assurgere il popolo ebreo a grande potenza e splendore tra le varie grandi nazioni allora esistenti. Gesù, dunque, li interroga di proposito sulla loro personale opinione a suo riguardo. Avevano visto i miracoli, avevano apprezzato la sua forte personalità ed avevano ascoltato la sua nobile dottrina… proprio loro che opinione si erano realmente fatti di Lui e della sua missione nel mondo? In che modo si aspettavano che dovesse essere la loro sequela del Maestro e come pensavano di essere impiegati nella missione accanto a Lui?
Non è sufficiente un’intera vita per conoscere il mistero di Gesù. Non ci sono scienze e discipline, discorsi teologici e di sapienti che possono dare l’accesso a questa grande verità del Nazareno: essere Figlio di Dio. È questione di fede, di adesione personale, di verità superiore, di luce soprannaturale, di assenso guidato dall’Alto.
Oggi, è fondamentale ritornare alla sorgente, alle origini del cristianesimo, cioè a Gesù, e provare a rispondere alla domanda che fu posta da Gesù ai discepoli: «E voi chi dite che io sia?». Il Vangelo infatti ci riporta anche la professione di Pietro che rispondendo alla sua domanda di Gesù – a nome di tutti gli altri Apostoli e discepoli – riconosce nel Maestro «il Cristo, il Figlio del Dio vivente», avvenuto presso Cesarea di Filippo. Ma nessuno era in grado di rispondere, se è vero che la risposta di Pietro fu una rivelazione del cielo. Solo nella luce dello Spirito di verità, con Pietro, possiamo confessare: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
La carne e il sangue – cioè una persona umana – non avrebbe mai potuto sapere che Gesù è «il Figlio del Dio vivente», secondo la definizione di Pietro.
Per carne e sangue non si deve intendere necessariamente l’intelligenza umana, la quale aveva professato fino allora sia il monoteismo sia il politeismo, secondo i vari popoli.
Potremmo prendere quelle parole quasi alla lettera, nel senso che Pietro – avente carne e sangue di ebreo – mai avrebbe potuto generare quell’idea, poiché Dio era per gli ebrei rigorosamente unico.
Non a caso Gesù chiama Simone «figlio di Giona»!
Tuttavia la definizione di Pietro non indulge in alcun modo al politeismo, poiché Gesù, pur essendo una Persona distinta dal Padre, non è un Dio distinto dal Padre.
Egli espresse un’idea nuova, che nessuna intelligenza umana poteva concepire, e doveva perciò essere rivelata dall’alto.
Gesù dunque accetta la definizione di Pietro rivelata dal Padre. Egli è «il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Così è Dio Padre che rivelò a Pietro la verità su Gesù, quale suo divin Figlio. Questa verità è il cuore della fede cristiana. Fuori di questa verità di fede ci sono solo credenze. Fuori del cristianesimo non c’è fede, ma credenze che predispongono alla vera fede.
La Chiesa fondata da Gesù – Figlio del vero Dio – sulla roccia, fu definita da Lui stesso come «la mia Chiesa», nella quale Egli vive ed esercita le sue funzioni di Maestro, Re e Sacerdote. Solo su queste convinzioni si può costruire la vita di un uomo che voglia crescere nella conoscenza e nell’amore di Dio.
Per questo, Gesù chiamò kefa o pietra colui che per primo lo riconobbe Figlio di Dio, il solo che ha «parole di vita eterna».
La fede espressa da Pietro è la roccia incrollabile e inattaccabile, ed è il modello di chiunque voglia credere la Verità.
È consolante e inquietante insieme che Gesù abbia dato le chiavi del Regno dei cieli a colui che espresse quella fede in Lui, in quanto Cristo e Figlio del Dio vivente.
Ciò significa che Pietro e i suoi successori non sono solo il fondamento della Chiesa ma anche la porta della salvezza, per autentico dono del Signore.
Il vero fondamento e la vera porta è e resta Gesù, ma proprio per questo Egli può decidere e fare tutto ciò che crede.