Riflessione sul Vangelo della XX domenica del Tempo Ordinario

Il brano evangelico ci presenta l’incontro di Gesù con la donna siro fenicia o cananea che chiede la guarigione della figlia vessata dal demonio. Gesù, dapprima, non le risponde, non rivolge neppure una parola, non perché è insensibile al dolore di una madre, ma perché, pur essendo venuto per invitare tutti i popoli al banchetto della salvezza, vuole che siano rispettati i tempi stabiliti dal Padre: prima gli ebrei, poi i pagani. Gli apostoli, allora, gli chiedono di mandarla via, poiché li seguiva, persistendo nella sua richiesta.

Gesù potrebbe apparirci troppo rigido nell’espletamento della sua missione personale. Ma non lo era affatto, come dimostrano altri episodi di guarigione a favore di pagani, come il servo del centurione romano. «Chiunque viene a me — disse — io non lo manderò via». Notiamo anzitutto che è Gesù a portarsi sul campo della cananea, quasi a provocarla. La cananea non chiede nulla per sé, ma per sua figlia: «Signore, figlio di Davide, abbi pietà di me; mia figlia è malmenata dal demonio».

Gesù non manda via la donna cananea, e la donna non va via, perché ha capito più degli apostoli l’animo del Signore. Non è vero forse che Gesù parlava più con gli occhi che con la bocca?

Quanto siamo diversi noi «credenti», che subito ci stanchiamo di «stancare» il Signore! La donna «pagana» insegni!…

Questa volta, Gesù adotta una pedagogia nuova, basata sulla parola del «silenzio».

Gesù non ha progetti rigidi che non possano essere ritoccati in forza della preghiera.

A Cana anticipò il tempo della sua epifania, per la fede di Maria.

Ora può anticipare la sua manifestazione ai pagani, anche se la sua missione personale doveva limitarsi alle pecore perdute della Casa d’Israele.

«Tutto è possibile per chi crede!».

Gesù si spiega con gli apostoli e poi con la donna; ma le due spiegazioni convincono di più gli apostoli a mandar via la cananea, e la cananea a insistere nella sua richiesta.

«Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele», disse agli apostoli. La risposta di costoro, non riferita, ma certamente pronunziata nel silenzio dovette essere: «E allora, mandala via!».

«Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini», disse alla cananea, la quale mostrò una particolare «intelligenza della fede» rispondendo: «È vero, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».

Forse che Gesù non lo sapeva?

Gesù, quando dava il pane ai «figli» ne superavano sempre molte sporte!

E Gesù sapeva anche che, da lì a poco, si sarebbero invertite le parti: i figli (ebrei) avrebbero ricevuto solo le briciole, e i pagani il pane destinato ai figli irriconoscenti; da lì a poco, «cani» si sarebbero rivelati essere i figli che lo uccideranno, sicché tutta la «vigna» sarebbe stata consegnata ad altri. I «cani» pagani gli avrebbero invece leccato le ferite, come i cani a Lazzaro!

Abbiamo detto che la cananea non chiede nulla per sé, ma per la figlia vessata dal demonio.

In realtà, però, disse: «Signore, aiutami»; chiese aiuto per sé; il suo problema era il problema della figlia.

Guarendo la figlia, Gesù avrebbe beneficato anche la madre.

Il prezzo da pagare è la fede. Gesù avrebbe potuto chiedere la fede della figlia e della madre, ma gli basta quella della madre.

Ciò significa che noi possiamo realmente aiutarci scambievolmente, e chi ha fede può aiutare chi non ce l’ha.

Una preghiera un pò rara presso i cristiani è quella per gl’infedeli, considerati come dei dannati a priori. Evidentemente non è così.

La figlia della cananea non chiede nulla, ma Gesù la guarisce ugualmente, in forza della fede della madre.

Quanta forza sprigionò quella donna in ginocchio! Lo stesso Gesù si meravigliò. Gesù si meravigliò anche della fede del centurione romano che. per amore verso il servo, chiese la grazia a Gesù.

«In verità vi dico, non ho trovato tanta fede in Israele»,
È possibile che i pagani abbiamo più fede dei così detti credenti?
Quanto vale la fede? Cosa non può fare la fede?
Donna, la tua fede è veramente grande».

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