Solennità dell’Assunta
L’Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo in anima e corpo è un grande mistero, sempre vivo nella tradizione cristiana, che troviamo sintetizzato nella liturgia della solennità, in due espressioni, di cui la prima nella preghiera di Colletta e la seconda nel Prefazio. Così nel Prefazio: «Oggi la Vergine Maria, madre di Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, è stata assunta nella gloria del cielo. Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della Vita». Maria dunque è stata assunta in cielo corpo e anima; la sua morte è stata una «dormitio» cioè un addormentarsi nel Signore, e secondo la dottrina della Chiesa, non solo l’anima è salita a Dio, ma anche il suo corpo, quel corpo che aveva dato al mondo l’autore della vita, non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, così come avviene per tutti i comuni mortali. Tutto questo è ovviamente oggetto della nostra fede! Associata al Mistero di redenzione del Figlio, anche lei che è la madre, ottiene questa stessa glorificazione che il Figlio suo Gesù Cristo ha ottenuto con la risurrezione. Questa glorificazione è esaltazione della sua umiltà. L’odierna pericope evangelica che ci propone l’incontro di Maria con la cugina Elisabetta, che la definisce madre del Signore, «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43), ci orienta molto bene sull’esaltazione dell’umiltà di Maria. È lei stessa che attraverso il Magnificat lasciando sgorgare dal suo cuore «colmo di Dio», e dalle labbra, la lode per il Creatore, dice: «ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). Con il mistero dell’Assunzione al cielo del suo corpo e della sua anima, Dio glorifica pienamente l’umiltà che Maria promette a Dio fin dal mistero dell’incarnazione: «Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). La glorificazione dell’umiltà di Maria non è però una realtà che riguarda solo lei, ma è una realtà che riguarda tutti i credenti in Cristo, poiché Maria è solo la primizia dei redenti; dopo di lei e come lei, tutti i credenti in Cristo saranno glorificati. La Solennità dell’Assunzione di Maria al cielo, ci ricorda dunque quale è la realtà che ci attende, realtà troppo spesso dimenticata; e cioè che siamo fatti per il cielo, e la nostra patria non è la terra.
Questo è il senso di questa solennità: celebrare la vittoria di Dio in Maria. Infatti cos’è la sua assunzione se non la ricompensa più grande per essere stata fedele sino alla fine, tanto da non permettere al peccato di sfiorarla minimamente. In lei la morte, retaggio del peccato, non ha avuto potere. Un privilegio riservato a pochi servi di Dio. Nella Bibbia solo il patriarca Enoc e il profeta Elia non hanno conosciuto la morte. Lo stesso forse sarebbe accaduto a Giovanni Battista, se non fossero stati gli uomini, come per Gesù, a decretarne la fine. Lei resta esente da questa tragedia, che accompagna tutti gli uomini peccatori; Dio la preserva e la porla con se in anima e corpo; perché un corpo che non ha conosciuto il peccato non può subire la corruzione.
Quale grande potere ha allora il peccato sulla nostra natura! E noi non ne abbiamo mai pienamente coscienza. Se l’avessimo lo fuggiremmo come la peggiore delle sciagure; invece lo tolleriamo nella nostra vita come se niente fosse. Tanto c’è il sacramento della penitenza; c’è la misericordia di Dio che tollera tutto. E così il male cresce nel mondo e obnubila le coscienze, al punto che oramai non si riesce più a distinguerlo con certezza, anzi non lo si considera più neppure tale. E con esso avanza nel mondo la morte e il dolore, che sono i suoi frutti più certi. Chi invece oggi cerca di opporsi ad esso viene considerato un pericolo per la convivenza civile. Ma Dio ci ha dato un segno sicuro della sua onnipotenza proprio in Maria nostra madre, portandola a Sé in anima e corpo. In questo modo Egli ci ha mostrato che il peccato non avrà mai l’ultima parola e che il nostro vero destino è un destino di gloria, in cui tutte le lacerazioni prodotte dal peccato saranno sanate e a chi persevera sino alla fine verrà riservato lo stesso trattamento ora dato a Maria.
Per ottenere tutto questo, però, bisogna predisporsi come Maria ad accogliere il dono di Dio e a seguirlo con fedeltà assoluta.
Fare la volontà di Dio sempre nella nostra vita vuol dire essere come Maria, pronti, docili ai suoi comandi, avendo una fiducia totale in lui; fare questo nelle piccole e grandi cose vuol dire sconfiggere il peccato in noi e contribuire a debellarlo nel mondo.
La glorificazione anticipata di Maria è garanzia del trionfo finale dell’umanità redenta, racchiusa nella Chiesa: in lei abbiamo la certezza che la vittoria di Cristo è stata piena e che l’ultimo nemico annientato è la morte, come dice San Paolo.. Esultano le schiere degli angeli, perché nella donna assunta in cielo è tutta l’umanità che viene glorificata mentre i principati e le potenze ribelli sono ridotti al nulla e vinti.
La risurrezione non è soltanto un ritorno della vita, ma una partecipazione alla gloria di Dio; non è un semplice recupero di valori umani, ma un acquisto di prerogative divine: in Gesù e in Maria tutta l’umanità è divinizzata. Essi sono le primizie della nuova era, quando ognuno di noi, se sarà restato fedele a Dio, troverà la risposta a tutti i suoi desideri più profondi diventando simile a Dio per partecipazione. Infatti sarà Dio stesso ad essere tutto in tutti. In questo modo si concluderà il pellegrinaggio della storia iniziato con la ribellione dell’uomo e concluso con la riconciliazione dell’umanità redenta.