Riflessione sul vangelo della Solennità della Pentecoste

Pentecoste conclude il tempo pasquale, che è il tempo di festa per la risurrezione di Gesù, nel quale si sperimenta, per così dire, la situazione di salvati, di «figli» di Dio, liberati dalla schiavitù esterna ed interiore del peccato. Il dono dello Spirito è, in questa luce, la caparra della risurrezione, quasi un suo anticipo. L’indomani, però, ricomincia il «tempo ordinario», da vivere nella fatica, nel buio, alle prese con gli impulsi cattivi e i condizionamenti della «carne» nostri e altrui. Lo Spirito è allora il «Consolatore», Colui che ci dà il coraggio di andare avanti e l’intelligenza per ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio: «Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome… vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).

I primi a beneficiare dell’attività dello Spirito furono gli Apostoli, i quali «sul momento» in cui Gesù operava e parlava, non comprendevano, «ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui» (Gv 12,16).

Da più di duemila anni, ogni volta che lo Spirito fa l’Eucaristia tramite il sacerdote, Egli ricorda alla Chiesa l’amore sacrificale di Dio per ogni uomo: «fate questo in memoria di me».

Lo Spirito Santo trasforma la Chiesa in Corpo mistico di Cristo, in cui ogni membro ha la dignità di figlio di Dio e non è solo un essere di cui provare pietà.

Con lo Spirito Santo la predicazione diventa un’attività feconda di copiosi frutti spirituali e di conversione, perché lo Spirito è luce che illumina l’intelletto e riscalda il cuore dei destinatari della Parola, e dà entu­siasmo al predicatore.

Lo Spirito che è amore rende possibile l’osservanza della legge evan­gelica, poiché Gesù disse: «solo se mi amate, sarete capaci di osservare le mie parole».

Lo Spirito Santo è l’unico capace di farci intendere che Dio è carità, cioè amore che si dona e si sacrifica e muore; senza lo Spirito, tutto appare come favola e mito.

Lo Spirito è grazia perché è dono.

Lo Spirito è grazia perché Gesù lo definì Paraclito, Consolatore, Av­vocato.

Lo Spirito è grazia perché insegna al vero cristiano a vivere secondo lo spirito e non secondo la carne: «Fratelli, scrive san Paolo, quelli che vi­vono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito». E «quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio».

Lo Spirito Santo, concede il perdono dei peccati per essere veri figli e piacere a Dio. Gesù dice agli Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23). È bello ascoltare il Risorto che si congeda dagli Apostoli con queste meravigliose parole che fanno ancora comprendere un aspetto del mistero di Cristo datore di Spirito Santo. Grazie allo Spirito Santo la Chiesa si può presentare al mondo come comunità che riesce ad aprire le braccia e perdonare chi ha sbagliato. Lo Spirito Santo ha questa missione nei confronti della Chiesa: quella di trasformare una comunità di persone con tutti i loro difetti in comunità di perdono, di accoglienza, di conforto per chi non è nella logica di Dio e vorrebbe cominciare un cammino di conversione oppure verso chi ha buona volontà ma non riesce a fare il primo passo. La venuta del Risorto nel Cenacolo con il saluto «pace a voi» fa com­prendere che il dono dello Spirito Santo inaugura un tempo di pace, la pre­senza dello Spirito è presenza di pace a tutti i livelli, è armonia nella dimen­sione personale e comunitaria.

Annunziare questo porterà il mondo che ci circonda a rivedere le proprie idee distorte su Dio, la Chiesa. I non-credenti se vedranno comunità ripiene di Spirito Santo si porranno l’interrogativo: perché si comportano così? Invece la realtà è un’altra: molte volte le comunità ecclesiali diventano il luogo del carrierismo, delle malelingue, delle gelosie, luogo dove si deve prevalere sul­ l’altro, ecc.; vivere così significa vivere fuori dalla dimensione dello Spirito che non suggerisce queste cose ma solo opere sante. Il mondo ha bisogno di novità di vita nello Spirito Santo, ha bisogno di vedere persone che ci credono vera­mente e che si lasciano trasformare dal di dentro e compiano opere di carità per la vita del mondo.

Non si deve dimenticare che lo Spirito Santo, donatoci nel Battesimo, rende nuova la nostra vita, ci rende figli adottivi del Padre e fratelli e sorelle di Gesù, Egli solo ci svela la Verità tutta intera che è il Cuore di Cristo. È la cosa più grande che ci possa esser capitata: grazie allo Spirito Santo noi possiamo chiamare Dio nostro Padre.

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