Riflessione sul Vangelo della Solennità della Trinità
Il Vangelo di questa solennità, riportando una parte del dialogo di Gesù con Nicodemo, ci dice che è Gesù la rivelazione del grande Mistero di Dio, è Lui che ce lo svela. Il dono del Figlio, del Figlio Unigenito, da parte del Padre è il segno di un amore infinito per il mondo. Il Figlio non è uno dei tanti inviati da Dio. È Colui nel quale il Padre si può specchiare perfettamente, l’Immagine visibile della sua Persona, per noi invisibile. Gesù lo ha detto in un altro passo di Giovanni: «chi vede me vede il Padre».
Il Padre dandoci Gesù non si priva di un qualcosa di superfluo, ma del suo stesso cuore, della sua stessa vita, potremmo dire. È questo che Gesù cerca di far comprendere a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito» (Gv 3,16). Un amore vero è solo un amore sofferto. Bisogna incontrare Gesù, come lo ha incontrato Nicodemo, per riuscire ad entrare in questa intimità divina, in cui il Padre dona quello che ama di più, quello che ha di più caro, il Figlio. Questa effusione d’amore, travalica la relazione Padre-Figlio e ci coinvolge. E lo fa attraverso l’altro grande dono: lo Spirito Santo, il cui invio è stato commemorato domenica di Pentecoste. Si dovrebbe leggere tutto il capitolo tre di Giovanni dove si parla del dono dello Spirito Santo che realizza la rinascita a vita nuova e divina.
Chi riceve il battesimo cristiano viene «immerso» – questo vuol dire essere battezzato – nel mistero trinitario. Il mistero trinitario è come quelle vetrate delle cattedrali gotiche, che mostrano la bellezza dei loro colori solo guardandole dall’interno. Il mistero trinitario lo si capisce nel battesimo, rivissuto continuamente. Quando ci segnamo con il segno della Croce noi lo riviviamo, riprofessiamo la fede nella SS. Trinità, ci risentiamo avvolti dal suo amore e lo capiamo, cioè intuiamo quanto grande sia il suo amore! L’unico Dio non è un solitario, chiuso nel suo splendido isolamento. È invece pienissima e trascendente comunicazione e comunione, secondo un’inesauribile e sovrana libertà.
L’amore di Dio, infatti non è intimistico, solitario ed egoistico, ma effusivo e oblativo. È un amore che crea una famiglia, all’interno (la Trinità), e all’esterno (la Chiesa). Contemplare la Trinità deve portare ad aprirsi ai fratelli per vivere nella comunione.
Il suggello della Trinità è posto sulla comunione fraterna nella Chiesa. Chi si dice cristiano non può ignorare il fratello, il suo prossimo. La Trinità non ci invita ad una contemplazione spiritualistica di un mistero che sta al di là del tempo e della storia, ma ci invita ad una apertura, a costruire relazioni di comunione e di amore con tutti, con il mondo. Come Dio ha tanto amato il mondo, così noi cercando Dio troviamo il mondo intero in Lui. La comunione, l’amicizia, la solidarietà, il perdono, il sacrificio, le relazioni familiari, sono solo altri nomi della Trinità.
La storia dell’universo e quella di ciascuno di noi è imbevuta dell’amore eterno del Padre (con la creazione); del Figlio (con la redenzione); dello Spirito Santo (con la santificazione oggi e nella gloria futura).
È questa una realtà unica rivelata da Gesù. In nessun’altra religione è presente il Dio Amore come ce lo manifesta Gesù. È il Dio unico.
L’adesione dei cristiani a Gesù avviene «ne/ nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). È il dono dello Spirito che ci consente di formare un solo corpo con Gesù (1 Cor 12,13) e ci permette di gridare con Lui la fiducia nel Padre, che valica ogni peso e ogni tentazione (Ga/4,7).
La vicenda di Gesù «racconta» i tre nomi dell’unico Dio: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Non come termine di una speculazione della nostra mente, ma come i protagonisti del pieno manifestarsi e comunicarsi a noi della ricchezza ultima della realtà, che sorregge il nostro mondo e la nostra storia. Il fondo della realtà, la culla della vita e di ogni sua manifestazione, non è energia senza volto, non è destino cieco, ma piena comunicazione, senza alcuna estraneità, del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Di fronte a ogni riflessione umana, il volto di Dio rivelato da Gesù si presenta come l’inimmaginabile e l’attraente, come la sorpresa che sconvolge e la risposta ad attese profonde. È il Dio vicinissimo e Altro, il non appropriabile e il disponibile. È il Dio che mai ci sostituisce o ci esonera dalle nostre responsabilità, il Dio che mai ci abbandona alle nostre solitudini, anzi, la comunione con la Trinità si riversa nella vita dei cristiani e diventa carità verso tutti senza barriere di sorta.