Riflessione sul vangelo della Solennità del Corpus Domini
L’Eucaristia, detta anche Cena del Signore, è il Pane del Cielo che Dio offre a noi, popolo della nuova alleanza, per sostenerci nel nostro cammino verso la Terra promessa, verso il Paradiso. Nutrirsi dell’Eucaristia è nutrirsi del Corpo del Signore: bere a quel calice è comunicare col Sangue di Cristo. Gesù – che non è un dio inventato dagli uomini, ma è il Dio che si è rivelato agli uomini, e si è fatto toccare e «mangiare» – realizza il profondo desiderio di vita che ognuno porta inscritto in sé da sempre.
Chi mangia l’Eucarestia – ricevendo la Vita di Gesù risorto – sfugge alla inesorabile «voracità » della morte, poiché «chi crede in me – dice Gesù -, anche se muore vivrà ».
Naturalmente Gesù parla di vita eterna, poiché all’uomo non basta spostare ma risolvere il problema della morte.
L’Eucaristia, infatti, è il farmaco dell’immortalità , perciò, nell’esperienza quotidiana, anche chi si comunica tutti i giorni, muore. Lo stesso Gesù confermò l’inesorabilità della morte per tutti, quando disse: «Chi mangia la mia carne…io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Ciò significa che vuol essere risuscitato, prima deve morire. Secondo la dottrina cattolica, l’anima non muore né si addormenta con la morte, ma resta viva per sempre. Solo il corpo muore, verrà risuscitato nell’ultimo giorno, ma solo se avrà assunto il seme della vita che è l’Eucaristia. A costo di scandalizzare i suoi stessi discepoli, Gesù sottolineò che la sua carne è «veramente cibo» e il suo sangue «veramente bevanda». Può essere comprensibile lo scandalo dei discepoli, che pensarono a una manducazione cannibalica del Corpo di Gesù e non si affidarono alla sua onnipotenza. Noi davvero – attraverso l’Eucarestia – mangiamo il Corpo di Gesù e beviamo il suo Sangue. Se il Corpo di Gesù è veramente cibo, deve essere mangiato. La comunione spirituale è importante, ma non è quella istituita da Gesù, che disse: «Prendete e mangiatene tutti». Se il Corpo di Gesù è veramente cibo, nutre e fa crescere. Chi non lo riceve non cresce e chi non cresce non si nutre bene. Se è veramente cibo deve essere preso a scadenze frequenti. L’anoressia verso il Corpo di Gesù conduce alla morte dell’anima. Se è veramente cibo suppone un banchetto comune, cioè aperto a tutti. Per questo ogni sacrificio eucaristico è sempre un atto pubblico e mai privato.
È vero, molti non si accostano a questo Sacramento, o vi si accostano male, e cioè non in grazia di Dio, ma in peccato mortale, falsificando questo segno sacramentale che diviene – per chi lo mangia e beve in tale stato – la propria condanna, come afferma San Paolo (1Cor 11,29). Circa la necessità di nutrirci del Corpo e Sangue di Cristo Signore, è Gesù stesso che ce lo dice: «In verità , in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53). La comunione al Corpo e Sangue del Signore è pegno di vita eterna. Gesù afferma anche che la sua carne è vero cibo e il suo sangue vera bevanda, e noi entriamo in comunione piena con Lui per cui Lui dimora in noi e noi in Lui: «Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in Me ed io in lui» (Gv 6,55-56). Cristo dimora in noi e noi in Lui, per cui diventiamo una sola cosa con Lui e tra di noi. Falsifichiamo questo segno quando riceviamo l’Eucaristia e siamo divisi con Lui dal peccato o siamo divisi tra noi. L’Eucaristia è il Sacramento della Comunione, e cioè dell’unione con Cristo e tra noi. Da questo comprendiamo anche il motivo per cui l’Eucaristia è stata definita il Sacramento dell’Unità e della pace.
Il Corpo di Gesù è veramente cibo, il suo Sangue è veramente bevanda per avere la vita eterna.