Riflessione sul Vangelo della XVI Domenica del T. O. Anno C
Se il Vangelo di Domenica scorsa ci ha parlato dell’amore verso il prossimo, il Vangelo di questa XVI Domenica del Tempo Ordinario ci ribadisce che per tenere l’amore del prossimo sempre vivo e operante nella Chiesa e nel cuore di ogni cristiano – discepolo di Gesù -, deve nascere, crescere e alimentarsi dell’ascolto della Parola di Dio.
È l’insegnamento, veramente forte, che l’evangelista Luca riporta, raccontandoci l’accoglienza ricevuta da Gesù a Betania nella casa di Marta e di Maria.
Non si può amare in teoria; bisogna agire, ma l’agire deve scaturire dall’ascolto della “Parola di Gesù perché autentica espressione del volere divino espresso nel comandamento dell’amore del prossimo”.
L’ascolto della Parola di Cristo è dunque il fondamento del comportamento cristiano e diventa la condivisione essenziale per ereditare la vita eterna. Dall’ascolto al servizio d’amore il passo non è facile; esso è accompagnato dalla sofferenza fisica o morale, personale o comunitaria. Ma essa non è una condanna. Soffrire per il bene compiuto non è una punizione ma una purificazione del cuore e un’offerta gradita a Dio che completa ciò che manca alla passione di Cristo a favore della Chiesa.
Il Vangelo ci vuole insegnare tutto questo presentandoci due donne che hanno due atteggiamenti diversi di fronte al Signore.
Marta da dentro la casa non sembra «alzare gli occhi» sulla maestà di Gesù, e pensa di soddisfarlo servendolo in cose materiali. È chiaro che Marta si agita dentro di sé, non contro Gesù, ma contro la sorella che la lascia sola a servire.
Marta pensa alle cose passeggere di questo mondo, e resta sterile di frutti spirituali e il Signore ha una correzione da farle.
Maria, invece, sente il calore pieno della vicinanza di Gesù, con gli occhi levati su di Lui, giace a terra «ai piedi di Gesù». Non è lei ad imbandire una mensa, ma è il Signore che bandisce per lei la mensa della Parola.
Lei, che ha scelto la parte migliore, diventa esempio fecondo di intere generazioni di donne e uomini contemplativi, del nuovo popolo di Dio.
Ma né Marta e né Maria sono figure perfette. I loro atteggiamenti, se assolutizzati, restano manchevoli. Non si può e non si deve, infatti, solo pregare o solo lavorare nella vita.
Quando Marta si lamentò con Gesù circa la sorella che non l’aiutava nelle «opere» esterne, Gesù difese Maria, dicendo a Marta che sua sorella aveva scelto la parte migliore, cioè l’ascolto, che era per lei preghiera del cuore.
Ovviamente, Gesù non intese fare un paragone tra Marta e Maria o tra il servizio di Marta e l’ascolto di Maria.
Gesù ci insegna che si devono fare tutte e due le cose, però mettendo un po’ di ordine. Prima le cose del cielo e per il cielo che è il fine della nostra vita e dopo le cose della terra che sono semplicemente un mezzo che ci consente di raggiungere il fine. Quando le cose sono messe al primo posto, creano sempre disordine spirituale e materiale: perché dimentichiamo il fine per cui esistiamo su questa terra; perché le cose che facciamo non risolvono nessun problema della nostra vita. Prima occorre conoscere il cuore di Cristo, la sua volontà, lo si ascolta con devozione, trovando quei momenti di silenzio e di solitudine esteriore ed interiore e dopo si provvede a tutto il resto.
Ancora oggi valgono le regole per ospitare Gesù quelle riguardano l’ospitalità esteriore e quella interiore. Il primo è l’ospitalità materiale, vissuta, concreta: quella verso persone bisognose. Infatti la parola “ospitalità” si può tradurre con “solidarietà”. Gesù ci insegna che tutti siamo fratelli, e per questo tutti dobbiamo essere solidali gli uni verso gli altri. Basta guardare a quanto sta accadendo in Ucraina e quanto persone fuggono dalla guerra in corso; a tutto ciò che vediamo in televisione o vediamo con i nostri occhi del fenomeno e problema, non piccolo né facile, degli emigranti, che, come ondate costanti, giungono soprattutto nel nostro paese. Essi sono nostri fratelli in Cristo, o almeno, in umanità, e per questo dobbiamo rispettarli ed accoglierli.
Ma non dimentichiamo che dobbiamo ospitare chi ci ha ospitato, soprattutto l’Ospite per eccellenza, che è Dio nostro Signore. È l’ospitalità interiore che dà ricchezza, spinta, energia a quella esteriore. Mezzi efficaci per accogliere Gesù nel nostro cuore sono prima di tutto i due sacramenti della Penitenza e Riconciliazione, dell’Eucaristia, altri mezzi possono essere la preghiera personale, la lettura e la meditazione della Parola di Dio… Inoltre dobbiamo dare il dovuto rispetto all’Ospite nelle nostre parole, nei nostri atteggiamenti, nei nostri comportamenti rispettando, ad esempio, i 10 comandamenti.
Solo l’ascolto della Parola di Gesù è una beatitudine ed è talmente grande che comporta un merito talmente alto, che «non verrà mai tolto» a chi lo avrà (Lc 10,42): «Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono» (Mt 13,16),
Maria, difatti, ha visto, sentito e si è rallegrata!…