Riflessione sul Vangelo della VII Domenica del T. O. Anno C
Il brano del Vangelo di Luca di questa settima Domenica del T. O. continua il discorso sulle Beatitudini e sulle lamentazioni di Gesù. Le Beatitudini sono una «calda esortazione» a essere poveri, e le lamentazioni non significano maledizione. In altri termini, non si può ricavare dalle Parole di Gesù che ogni povero è beato e ogni ricco è maledetto. Il brano non ammette fughe, ed è rivolto a tutti: «A voi che mi ascoltate, Io dico». E perciò, chiunque non vive la novità del Vangelo di Cristo non è suo discepolo, poiché «da questo vi riconosceranno come miei discepoli, se vi amate l’un l’altro». Il discorso, infatti, verte sull’amore, e segna un passo avanti rispetto all’Antico Testamento. Non si tratta solo di amare Dio e il prossimo meritevole di amore, ma anche i lontani, i separati, i nemici. E l’amore cristiano non è mai platonico, ma è sempre concreto e personalizzato. Il principio, infatti, è: «ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». Anche la risposta di Dio è concreta e personalizzata: «Con la misura con cui voi misurate gli altri, sarete misurati anche voi». E per sollecitare gli uomini a vivere secondo il suo programma di amore, Gesù adduce un ragionamento pratico: «Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto».
Posto così, su due piedi, il discorso evangelico, rischia facilmente di essere frainteso. Se, poi, viene preso alla lettera e in chiave moralistica può divenire un utopico sogno, considerato seriamente come impossibile. Il rischio è quello di leggere il testo e concludere amaramente: ‘‘Bisognerebbe vivere così, ma non si può!”; oppure: “Chi è in grado di vivere un simile eroismo? Forse i santi, ma io certamente no!”. Per comprendere bene il testo, non bisogna dimenticare che è una «buona notizia», non un precetto arduo o impossibile: l’annuncio evangelico apre il cuore dell’uomo ad una realtà meravigliosa, non l’opprime con una legge gravosa. Dunque, l’aspetto primario da evidenziare è la grazia di Dio: la misericordia è la sua! Dio è buono e grande nell’amore; Egli è come un Padre e noi, grazie a Gesù Cristo, siamo diventati suoi figli. Quindi, per grazia, gli assomigliamo; abbiamo ricevuto i caratteri della somiglianza, abbiamo ricevuto un amore che può rispondere al suo amore, siamo stati resi capaci di essere e vivere come Lui. Questo è Vangelo! «Porgere l’altra guancia» è divenuto quasi un proverbio, conosciuto anche da chi non frequenta la Chiesa e non condivide la fede cristiana: è talvolta usato come uno slogan per connotare la sottomissione arrendevole di chi subisce. Ma l’esortazione di Gesù è relativa al coraggio e all’impegno di chi non si dà per vinto: l’esempio non parla di uno passivo che le prende e basta, ma di uno forte e attivo che, pur subendo opposizione e maltrattamenti, non si scoraggia ed insiste, non si stanca di fare il bene e persevera nella sua opera buona con qualunque condizione. L’insegnamento evangelico, dunque, non è morale da schiavi! È l’ideale dell’uomo nuovo: sotto il segno di Adamo emerge in noi l’istinto di vendetta e di violenza, ma portando il segno di Cristo risorto ed essendo ri-creati dalla sua grazia, possiamo essere «uomini nuovi», capaci di rinnovare i rapporti sociali del nostro mondo, secondo il consiglio di Paolo: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» (Rm 12,21); e l’insegnamento di Pietro: «Non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione» (1Pt 3,9).
Gesù, poi, addita l’esempio dell’Altissimo, che è «benevolo verso gli ingrati e i malvagi» ed è misericordioso. Coloro che attueranno il programma di amore di Gesù, saranno perciò «figli dell’Altissimo».
L’Eden, divenuto «atomo opaco del male», può ridiventare Eden, se l’uomo accetta la legge di amore di Cristo Signore.