Riflessione sulla liturgia della Sacra Famiglia
Il brano del Vangelo della festa della Santa Famiglia ci dice che la Santa Famiglia non è stata preservata dalla difficoltà di tutti. Non solo Gesù nasce povero e lontano dalla propria terra, ma fin da piccolo è profugo. Il suo essere Figlio di Dio non lo ha messo al riparo da tante traversie, anzi gliene ha procurate di nuove. Gesù infatti non emigra per motivi di crisi economica o per calamità naturali o per la guerra: non è un calcolo o una convenienza umana. E l’angelo ad indicare la strada per la nuova sistemazione provvisoria. E l’angelo è sempre l’emissario di Dio, colui che veicola la sua volontà, il prezioso consigliere dello spirito. L’ostacolo è Erode, le cui scelte disumane realizzano le profezie.
La Santa Famiglia è «in cammino», vive il pellegrinaggio della fede, si sposta in sintonia con i segni del Signore. Non è una famiglia autonoma ed autosufficiente, che si rivolge al Signore solo per chiedere che «tutto proceda bene». La Santa Famiglia non ha avuto una «vita facile». La fede non è un rifugio protettivo o un’alienazione. Il Signore non allontana dai suoi figli le prove della vita, ma consente loro di affrontarle con coraggio e di superarle. Sull’esempio della Santa Famiglia, anche la famiglia cristiana odierna è chiamata a fare le sue scelte e le sue rinunce per essere fedele al Signore. Giuseppe e Maria si aiutano a cogliere e a realizzare la volontà di Dio: sono due persone di fede.
La parola di Dio ci avverte che Giuseppe e Maria (Gesù era troppo piccolo ancora) hanno vissuto questi fatti dolorosi con un atteggiamento di piena fiducia in Dio. Pensavano: “Dio è Padre, non abbandona i suoi figli. Noi ci fidiamo di Lui; Egli ci guiderà per il giusto cammino”. Le difficoltà della vita, invece di far cadere Giuseppe e Maria con Gesù nella disperazione o nel disprezzo di Dio (addossando a Lui la causa delle difficoltà, come avviene in tanti professi credenti) o nell’individualismo, per cui ognuno della famiglia pensa per sé, hanno reso più salda la fede in Dio, più pieni di carità verso i bisognosi, ricercatori attenti e vigilanti di quello che Dio voleva da loro. Per questo diciamo che la famiglia composta da Giuseppe, Maria e Gesù è una famiglia santa. Infatti, le difficili vicende della Santa Famiglia non hanno condizionato negativamente la loro storia umana: Gesù ha amato gli uomini e le donne del suo tempo; Giuseppe ha avuto sempre uno sguardo positivo verso le cose del mondo e le persone che circondavano la sua famiglia; Maria, nella sua povertà, non si è mai disperata. Essi hanno creduto nella bontà di Dio e hanno saputo vivere con una fiducia sconfinata in Lui.
Maria e Giuseppe ci sono di grande esempio: si sono lasciati condurre dalla forza dello Spirito Santo nel lungo viaggio verso l’Egitto.
Noi, invece, troppo spesso non siamo capaci di subire un torto, sempre pronti a rispondere «male per male». È questo il grande insegnamento che la Santa Famiglia di Nazareth offre ad ogni famiglia credente: rapportandosi alla volontà di Dio, ha imparato a trasformare le cose brutte e cattive dell’uomo e della società in momenti di bene e di grazia.
La fede sconfinata in Dio è quella virtù capace di cambiare tutta la vita. La fede è dialogo con il Signore, è credere alla sua potenza, alla sua azione nella nostra vita. E ci dà la sicurezza che Dio è con noi, che è veramente l’Emmanuele!
Gesù, Giuseppe e Maria, superando la tragedia della fuga in Egitto, ci insegnano che non c’è nulla che Dio non possa mutare. Sperare che Dio entri nella nostra vita e ci aiuti a superare ostacoli e cattiverie, malattie e scoraggiamenti, eventi brutti e tristi, e che dia sostegno al bene, all’amore, alla bellezza che noi proviamo nella nostra famiglia, è quanto vi sia di più cristiano e di più umano. E di speranza in Dio c’è sempre bisogno, perché non esistono famiglie senza problemi.
Oggi, al capezzale della famiglia credente in difficoltà, invece di richiedere l’intervento di Dio per salvarla, si preferiscono avere tanti medici, chi con l’intenzione di salvarla con ritrovati scientifici non adeguati, chi con il proposito di praticare l’eutanasia. Nel bene e nel male essa viene sempre tirata in ballo dagli esperti di ogni disciplina. Non raramente viene vilipesa e accusata, avvertita come inadeguata alle mode correnti. La famiglia che Dio ha ricreato è il solo luogo nel quale gli esseri umani possano ritrovarsi, per creare rapporti autentici, pieni di amore e ricchi di valori formativi ed esperienziali. Nella famiglia, per la prima volta s’incontra l’altro e l’Altro, il prossimo e Dio, imparando a camminare con loro nell’amore, nella fedeltà e nella giustizia.
In realtà, la famiglia ha infatti tutte le possibilità di essere un’utile palestra d’umanità e di fede, come lo è stata per Gesù, che ha avuto due genitori certamente superlativi sulla Terra, oltre al Padre nei cieli. Quanto ci piacerebbe una famiglia che, nel proprio quotidiano, s’ispirasse a quella di Nazaret, dove le fondamenta erano costituite dalla preghiera, dal lavoro, dal dialogo, dal rispetto e, specialmente, dall’amore.