Solennità dell’Epifania
Il Signore è Dio ed è apparso a noi! Questo è il senso della solennità cristiana dell’Epifania, cioè della manifestazione del Signore: alla celebrazione del Natale, fin dall’antichità, è stata aggiunta questa solennità per sottolineare che Dio, nato per noi, ha voluto farsi conoscere da noi. In tal modo l’Epifania diventa la festa della fede cristiana, cioè dell’adesione al Signore, riconosciuto nella carne umana. Ma tale rivelazione è rivolta all’umanità intera e questo aspetto costituisce l’altra nota importante della celebrazione.
I magi stranieri giungono a Betlemme per adorare il neonato re dei giudei e nella loro presenza la liturgia addita il compimento delle antiche profezie che parlavano di salvezza universale. In questo senso il testo di Matteo celebra l’epifania del Signore: il Messia è apparso e si è fatto conoscere; anche se qualcuno ha chiuso gli occhi per non riconoscerlo, c’è stato chi si è lasciato guidare dalla luce celeste ed è giunto all’incontro personale e all’atto di fede adorante.
Dio è luce, e chi sta lontano dalla luce viene avvolto dalle tenebre della confusione e della superbia a tal punto che l’uomo stesso si fa Dio, mentre è Dio si fa uomo. Ecco perché l’uomo che gioca a essere Dio non può adorare Dio, tanto più adorare un Uomo-Dio! È questa l’assurdità dell’uomo che adora più facilmente un uomo – basta pensare a cosa sono disposti i tifosi del calcio o di altri sport e ai fans di attori, cantanti ect. – che un Uomo-Dio!
Chiamando da lontano tre Re per adorarlo, Gesù capovolge la situazione: non più uomini adoratori di uomini famosi, o monarchi, ma Monarchi adoratori di un Uomo che è vero Dio.
Una stella ha guidato dei Magi verso Colui che è chiamato «Sole sorgente dall’alto». La stella simboleggia la flebile luce delle false religioni, che hanno conservato solo un raggio della primitiva rivelazione di Dio che, all’inizio, scendeva a parlare con gli uomini nel giardino dell’Eden.
Il cammino dei Magi verso Gesù — luce venuta a illuminare ogni uomo che viene in questo mondo — significa il cammino che ogni religione deve fare verso la religione cristiana, l’unica vera, perché, in essa splende in pienezza il sole di Dio rivelatosi nell’Uomo-Gesù.
L’arrivo dei magi dall’oriente fin dalla nascita del Bambino, dimostra che la conversione dei pagani al cristianesimo era stato sempre nei piani di Dio.
Questo spiega il senso della Solennità dell’Epifania: la «manifestazione» di Dio a tutti gli uomini di buona volontà, che Egli ama.
Gesù, perciò, non può essere proprietà privata di alcuni privilegiati, ma è un dono fatto a tutti.
Dopo che Dio è venuto in mezzo agli uomini, bisogna però che, come i Magi. gli uomini vadano a Lui: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò».
Ma fin dall’antichità si può constatare come gli uomini abbiano tentato di «stracciare» Cristo e portarsene ognuno un pezzo a casa propria.
I tre simboli dell’oro, incenso e mirra, deposti da tre Magi ai piedi del Bambino, significano che quell’unico Bambino è insieme Uomo, Dio, Re. Sono simboli non separabili.
Cosa invece si è tentato di fare negli oltre 2000 anni di cristianesimo? Si è stracciato l’unico Cristo, ritenendolo alcuni solo uomo, altri solo Dio. altri solo un legislatore o fondatore religioso simile a Budda o Confucio.
All’interno della stessa religione cristiana si sono verificati strappi, lacerazioni, divisioni, a motivo dell’oro (potere, orgoglio), dell’incenso (sindrome sacrale, autonomia, filo diretto con Dio), della mirra (bassi motivi umani, interessi).
I tre doni dei Re Magi simboleggiano anche le tre note essenziali del Cristo, che si autodefinì Via, Verità e Vita.
Non a caso i Magi dovettero percorrere una lunga via per giungere a Cristo, deviando verso il palazzo di Erode, per tornare poi «per un’altra via» nel loro paese. Cristo è la Via indicataci dal cielo per tornare ciascuno nel nostro Paese, il cielo. Ma compiendo ciò che hanno compito i Magi e cioè credere nel Cristo di Dio e far propria la sua testimonianza e offrire doni – non a Gesù, che non ne ha bisogno – ma ai suoi fratelli più deboli, minimi che attendono che ci si curi di loro. Sono essi che hanno bisogno di «oro» per uscire dalla loro indigenza, di ricuperare onore, stima, dignità («incenso») e speranza («mirra»). L’orazione senza l’offerta dei doni è alla fine una fede sterile.
L’Epifania è il giorno della manifestazione del Signore, ma anche della promozione dell’uomo, ancora sprovvisto di mezzi di sussistenza (oro), del riconoscimento dei suoi diritti (incenso), dell’onore che spetta a tutti i figli di Dio (mirra).