Riflessione per la solennità di Tutti i Santi
In questa solennità di Tutti i Santi, siamo chiamati a contemplare l’assemblea festosa dei nostri fratelli che glorifica in eterno il nome di Dio. Ma – in concreto – chi sono i Santi? Sono nostri fratelli, sono anzitutto i tanti nostri papà, mamme, fratelli, figli ecc. che dopo aver vissuto la loro vita in conformità alle beatitudini – che sono la sintesi stessa del Vangelo – ci hanno preceduti nel segno della fede e ora sono nella pace del cielo. I santi sono, così come ci ricorda il Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, uomini e donne che «sono passati attraverso la grande tribolazione di cui è piena la vita stessa, e hanno lavato le loro vesti (la loro vita) rendendole candide col sangue dell’Agnello» (Ap 7,14).
I Santi sono modelli di vita, persone come noi, solidali con noi che prima di noi hanno vissuto con i piedi sulla terra, ma hanno saputo fare anche della terra un luogo di passaggio, senza morbosi attaccamenti: sempre con i piedi sulla terra, ma con il cuore e lo sguardo rivolti al cielo, a quella Santa Gerusalemme che per noi cristiani è il Paradiso, è la visione eterna di Dio. Sono per noi modello di vita, perché ispirandoci a loro e imitandone le eroiche virtù, possiamo raggiungere la santità; santità che è luce, trasparenza, splendore, onestà, purezza di vita.
Agli occhi di molti è la santità, e non la sua assenza, a presentare un volto triste. Felicità e santità sembrano, nella mentalità di molti, due realtà contrastanti. Il santo sembra di un’epoca diversa, invece è l’uomo di ogni epoca che accoglie in dono Dio che è il Santo.
Di fatto, il cammino della santità non comincia dall’uomo ma da Dio. La santità, prima di essere impegno (tensione a santificarsi), è dono, prima di essere santità etica è santità ontologica. Santi sono «coloro che furono segnati con il sigillo» cioè lo Spirito Santo. La vocazione alla santità affonda le sue radici nel battesimo e viene riproposta dagli altri sacramenti, principalmente dall’Eucaristia: rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono «santi» e sono perciò abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità di tutto il loro operare.
Il dono della partecipazione alla santità di Gesù, l’essere incorporati a Lui, che ci viene fatto con il Battesimo, deve tradursi anzitutto nella consapevolezza dell’amore di Dio: «Carissimi, vedete quale amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente» (1Gv 3,1). È in questa visuale che bisogna considerare il problema della santità, fuori da ogni logica perfezionistica, quasi che l’uomo fosse l’artefice primo della sua santità. All’inizio c’è l’iniziativa gratuita con cui Dio si dona all’uomo e lo fa suo figlio sull’immagine di Cristo resosi nostro fratello.
Dio è amore che si dona a noi. Essere figli di Dio comporta essere trasformati nell’amore del Padre e aprirsi costantemente all’amore dei fratelli.
Faremo della nostra vita un dono d’amore nella misura in cui ci sentiremo amati di un amore unico da Dio.
La risposta all’amore di Dio si concretizza nel fare delle Beatitudini il proprio programma di vita.
I santi che festeggiamo ogni primo del mese di novembre sono tali perché hanno cercato di vivere come Gesù povero, mite, afflitto, affamato di giustizia, misericordioso, puro di cuore, operatore di pace, perseguitato a causa della giustizia.
Le Beatitudini sono la carta d’identità del cittadino del Regno di Dio, sono lo specchio della sequela di Gesù che ci dicono che la santità non è un fatto intimistico, quasi privato, avulso dalla concretezza della vita di ogni giorno, ma investe i pensieri, le azioni, le scelte, i progetti sia personali che comunitari.
La santità che è la vita di Dio accolta, vissuta e portata al suo massimo sviluppo, è possibile perché Dio ci ha voluti suoi figli e nei figli scorre la vita stessa del padre. In noi scorre la vita di Dio, il Santo.
Noi quindi siamo santi per dono, per elezione, per vocazione. Vivere le Beatitudini è fare spazio allo Spirito Santo perché ognuno, nella situazione di vita che gli è propria, raggiunga la pienezza della vita cristiana, la santità.
Con tutti i Santi lodiamo Dio che compie meraviglie nei suoi figli.